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Italia, mutui e case troppo care

1 feb 2011 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

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Pubblicato il 1 February 2011

L'Italia inanella record di cui non andare fieri. L'ultimo in ordine di tempo è quello dei costi di compravendita delle case considerati da una ricerca dell'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, i più cari tra quelli dei paesi industrializzati. I costi delle transazioni da noi sono il 12% rispetto al valore della proprietà:  sono talmente onerosi, secondo il report, che l'Italia balza al quinto posto (su 33 nazioni) nella classifica dei costi complessivi che tiene conto di tasse, d'imposte di registro, di spese notarili e di fee per agenzie immobiliari.

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Peggio di noi fanno solo il Belgio, la Francia, la Grecia e l'Austria: decisamente meglio la Danimarca e l'Islanda che mostrano i costi minori nelle compravendite, che viaggiano sotto il 4%. L’eccessiva onerosità degli immobili, secondo la ricerca Ocse, è uno degli elementi che rischiano di prolungare la crisi perché rischiano di ridurre la mobilità sia residenziale che legata al lavoro, cosa che avrà effetti negativi sulla ripresa occupazionale. Secondo l'organizzazione per lo sviluppo  le politiche governative potrebbero in qualche modo  contribuire alla riduzione dei costi. Come? Attraverso la ristrutturazione del sistema tributario oppure annullando le barriere che rendono problematico l'accesso alle professioni del settore, soprattutto in quegli stati (come Belgio, Francia, Grecia e Italia appunto) in cui i costi sono tropo alti e riducono di molto la mobilità residenziale.

Una soluzione pratica, secondo l’Ocse sarebbe quella di allentare le normative che riguardano gli affitti. Anche qui l’Italia mantiene il poco invidiabile record di essere uno dei paesi (il settimo su 33)  in cui le norme garantiscono la maggior protezione agli inquilini. Un altro metodo per abbassare i costi e facilitare la mobilità potrebbe essere un maggiore accesso al credito o la tassazione della casa occupata dagli stessi proprietari come fosse un qualsiasi altro investimento e anche di evitare le tasse che favoriscano la proprietà delle case perché possono portare ad eccessivi investimenti nel residenziale a scapito di investimenti più produttivi, influenzando quindi negativamente la crescita. Secondo l’Organizzazione, la mobilità sarebbe favorita anche da un maggiore accesso al credito, evitando però un alto livello di indebitamento. Lo studio consiglia poi di tassare la casa occupata dai proprietari allo stesso modo degli altri investimenti e di evitare le tasse che favoriscano la proprietà delle case. L'obiettivo è evitare investimenti eccessivi nel residenziale che vadano a scapito di più produttivi investimenti e che possano influenzare negativamente la crescita.

La brutta performance del nostro paese nei costi delle compravendite arriva pochi giorni dopo la rilevazione dell'Ance, l'associazione dei costruttori edili che ha inserito l'Italia in cima alla classifica dei mutui più cari d'Europa. Il dato è sostanzialmente confermato dall'Abi secondo cui a dicembre 2010 si è registrato l'incremento dei tassi d'interesse dei mutui per l'acquisto di abitazioni che hanno raggiunto un valore medio (sintesi tra tasso fisso e variabile,  quest'ultimo aumentato di molto  sia se  indicizzato all'euribor a un mese che a tre mesi) del 2,95%, il più alto da dicembre 2009 quando era pari al 2,88%. A dicembre 2010 è aumentata del 7,7% rispetto a ottobre (e del 6% in confronto  al novembre del 2009) anche la richiesta dei finanziamenti da parte delle famiglie per acquistare immobili. Sempre secondo l'Associazione delle banche il mese scorso ha visto pure un cambio nella scacchiera dell'erogazione dei mutui: sono cresciuti soprattutto quelli a tasso fisso, che sono passati dal 26,5% al 29,5%. probabilmente questa crescita è stata dovuta anche al timore che l'euribor aumenti ancora come già preannunciato da parecchio. Sempre secondo l'Abi è cresciuta (del 2,76%) anche la raccolta bancaria che pure rimane in calo rispetto al mese di novembre quando era stata pari al 3,73%. Su base annua la raccolta è  aumentata di 55 miliardi di euro.

di Franco Canevesio

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