Perché la casa si conferma una leva per l’economia italiana
1 ott 2025 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.

Il settore immobiliare residenziale italiano si conferma uno dei principali motori dell’economia nazionale ed un elemento fondamentale per il benessere e la coesione sociale.
Oltre 370 miliardi di euro di PIL, pari al 17% dell’economia nazionale, 2,3 milioni di occupati e un valore patrimoniale superiore a 6.600 miliardi di euro: A evidenziarlo è il 3° Rapporto La casa per la città del futuro, realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Investire Sgr.
Il valore del settore immobiliare: le stime di crescita
Il valore complessivo degli immobili residenziali nel mondo ha superato i 250mila miliardi di euro. L’Europa, con un decimo della popolazione globale, concentra il 25% di questo patrimonio. L’Italia è uno dei Paesi chiave: le sole abitazioni italiane rappresentano oltre il 10% del valore immobiliare del continente.
Nel nostro Paese, degli oltre 135 miliardi di euro di fatturato immobiliare annuale, circa 100 miliardi provengono direttamente dagli scambi di case. Secondo le previsioni del report realizzato da Scenari Immobiliari, il valore dell’industria immobiliare residenziale ha potenzialità di crescita fino a 520 miliardi di euro nel 2050 (+40%), contribuendo alla creazione del 18,5% del PIL nazionale e all’occupazione portando gli addetti da 2,3 milioni a 3,05 milioni (+32,5%).
Un patrimonio da rigenerare: largo alle ristrutturazioni
Negli ultimi vent’anni, la domanda abitativa si è radicalmente trasformata: nuclei familiari più piccoli, bisogni diversificati, maggiore attenzione a spazi di qualità, localizzazione strategica, flessibilità e sostenibilità. L’incontro tra domanda e offerta si è fatto più difficile, anche per il crescente divario tra i prezzi degli immobili e la capacità di spesa delle famiglie sempre più spesso sostenuta da mutui prima casa.
Di fronte a questa richiesta, tuttavia, il patrimonio immobiliare italiano non sempre si rivela all’altezza. Il tasto dolente è che ben il 65% degli edifici residenziali italiani è stato costruito prima dell’introduzione di norme moderne in materia di qualità edilizia, sicurezza sismica ed efficienza energetica. Un quarto del patrimonio risale addirittura a prima della fine della Seconda Guerra Mondiale. Tale situazione fa sì che la spesa per ristrutturazioni sia più elevata nel complesso rispetto a quella per nuove costruzioni.
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