L'Italia attende (con ansia) la direttiva Ue sulle case green
20 gen 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

Il rischio è di svalutare il patrimonio immobiliare
Cresce di ora in ora l’attenzione sulla direttiva Ue sull’efficientamento energetico degli edifici, più nota come direttiva sulle case green. L'attesa è tutta per il 9 febbraio, data nella quale è previsto il primo voto sulle proposte dall'Ue per favorire la ristrutturazione degli immobili esistenti e delle norme per la costruzione di nuovi immobili ad alta efficienza energetica. Nel frattempo, in Italia si è acceso il dibattito: soprattutto emergono di ora in ora parecchi timori.
Tanti dubbi, ancora più timori
Confedilizia ha parlato del rischio che si generi una tensione senza precedenti sul mercato: Fimaa, la Federazione italiana mediatori agenti d'affari, la più grande associazione del settore dell'intermediazione in Italia con oltre 12.700 imprese associate, parla del rischio di svalutazione del patrimonio immobiliare italiano ed eventualmente del mercato dei mutui.
Fimaa, rischio di svalutazione degli immobili in Italia
“La bozza di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, all’esame della Commissione per l'industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo il 9 febbraio 2023, pesa negativamente sul mercato immobiliare del nostro Paese - sottolinea il presidente nazionale Fimaa, Santino Taverna - La direttiva prevede, per tutti gli immobili residenziali dei Paesi dell’Ue, l’obbligo di raggiungere la classe energetica E entro il 2030 con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale degli edifici. L’applicazione di tale proposta, se non sarà modificata, innescherà una forte svalutazione del patrimonio edilizio italiano costituito da oltre 57 milioni di unità immobiliari: la maggior parte sono ancora nelle ultime classi energetiche, come la G e la F”.
I costi non possono pesare sulle spalle dei cittadini
La stessa cosa, secondo Fimaa, vale per gli innumerevoli immobili ubicati nei piccoli borghi: a questi si aggiungono anche gli edifici storici non vincolati, che da sempre attraggono turisti di altre nazioni. “La stragrande maggioranza degli edifici - aggiunge Taverna - è stata realizzata precedentemente alle normative sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica, tanti altri edifici sono stati realizzati in zone che solo successivamente sono divenute aree protette sottoposte a vincolo: è un quadro edilizio particolare di cui le istituzioni europee non possono non tenere conto. Se, da un lato, è condivisibile l’intento di ridurre le emissioni di biossido di carbonio, dall’altro si dovrà tener conto che i costi per la riqualificazione energetica degli edifici italiani non potranno sottostare a un obbligo imposto dalle istituzioni europee, gravando sulle spalle dei cittadini”.
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