Confartigianato: mutui, tassi a +103%
29 ago 2012 | 2 min di lettura | Pubblicato da Valerio M.

I tassi sui mutui, in un anno, sono raddoppiati: dal giugno 2011 al giugno 2012 infatti sono aumentati del 103%. A rivelarlo è Confartigianato, che in un’analisi effettuata su questo specifico segmento ha evidenziato come ad inizio estate i tassi si sono assestati sul 4,12%, quando 12 mesi prima erano di pochissimo al di sopra del 2%. Non solo: la ricerca sottolinea come per pagare i prestiti contratti per l'acquisto di immobili gli italiani sono costretti ormai a rinunciare al 30,9% del proprio reddito. Questo quadra, piuttosto complesso, crea di conseguenza effetti drastici sulle compravendite immobiliari: in un anno infatti esso ha comportato un crollo del 17,8%.
Dunque il quadro secondo Confartigianato è destinato a non migliorare: a fine anno il settore edilizio avrà bruciato oltre 97 mila posti di lavoro. Il problema del credito è centrale secondo lo studio effettuato. Per quanto riguarda i tassi dei mutui, Confartigianato sottolinea che, dopo essere scesi fino al minimo di 2,51% nel giugno del 2010, successivamente sono tornati a crescere, arrivando a maggio al 4,12%, 103 punti base in più rispetto a un anno fa.
A fine 2011 lo stock di mutui alle sole famiglie consumatrici (al lordo delle cartolarizzazioni) era pari a 317.868,7 milioni di euro, ripartiti per l'80,7% nel Centro-Nord e per il restante 19,3% nel Mezzogiorno. Le prime cinque regioni assorbivano complessivamente il 63,2% dello stock dei mutui alle famiglie: la Lombardia (24,0%), Lazio (12,7%), Emilia-Romagna (9,5%), Veneto (9,3%) e Piemonte (7,7%). Per quanto riguarda la dinamica su base annuale dello stock, a fronte di un aumento nazionale del 3,9%, l'aumento maggiore è quello di 4,8% registrato nel Mezzogiorno, seguito dal Centro a +4,4%, Nord-Ovest e Nord-Est entrambi sul +3,5%. A livello regionale gli aumenti maggiori sono quelli di Abruzzo (9,7%), Trentino-Alto Adige (8,9%) e Umbria 7,6% mentre in coda si trovano Emilia-Romagna (2,4%), Liguria (2,9%) e Valle d'Aosta (3,1%). Insomma, un trend rischiosissimo che perde colpi mese dopo mese, e che finora non vede la luce in fondo al tunnel in cui si è cacciato.
di Valerio Mingarelli
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