Bonus casa, ipotesi proroga al 2026
3 ott 2025 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.

Il bonus casa potrebbe essere prorogato, alle condizioni attuali, al 2026. Il governo, come ha riportato IlSole24Ore, sta valutando se inserire la modifica all’interno della prossima Legge di Bilancio.
Obiettivo proroga
Oggi il bonus casa consente di detrarre il 50% dei lavori di ristrutturazione per le prime case e il 36% per le seconde. Dal prossimo anno (e almeno fino a tutto il 2027) è previsto un taglio al 36% e al 30%. Tra il 2028 e il 2033, poi, l’aliquota resterebbe al 30%, ma con un massimale di spesa dimezzato (48.000 euro), per risalire al 36% dal 2034, sempre con tetto ridotto a 48.000 mila.
Il governo sta studiando l’ipotesi di mantenere le detrazioni attuali almeno per un altro anno e, allo stesso tempo, di ridurre i tempi di recupero dello sconto fiscale da dieci a cinque anni.
I vantaggi
L’obiettivo di mantenere il bonus casa intatto è chiaro: si tenta di preservare la spinta che l’agevolazione ha sul settore edilizio. Sconti fiscali più sostanziosi rappresentano un incentivo per migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione ma anche per chi compra e sottoscrive un mutuo con la possibilità di finalizzare lavori con costi ridotti. Senza dimenticare che gli interventi di ristrutturazione sono un volano per le imprese.
C’è poi un altro traguardo da tener presente, quello relativo agli obiettivi europei fissati dalla direttiva Case Green. Il bonus casa si basa sul miglioramento delle prestazioni energetiche. Ammorbidire l’agevolazione potrebbe rallentare la transizione verso classi superiori.
Gli svantaggi
Alla voce svantaggi c’è senza dubbio il peso sulle casse dello Stato. È vero che la spinta al settore può avere ritorni per il Fisco, ma il bonus resta una misura che ha bisogno di coperture, stimate in circa 2 miliardi per il solo 2026.
L’altra incognita, legata alla prima, riguarda l’intenzione di dimezzare (da dieci a cinque anni) il tempo con cui i contribuenti possono rientrare della spesa. Accelerare implica infatti alcune complicazioni.
Comprimere il bonus in meno anni vuol dire che il peso sul bilancio pubblico sarà più concentrato (e quindi più complicato da sostenere). L’altro tema riguarda i contribuenti: i tempi stretti potrebbero avvantaggiare chi ha spazio fiscale ma penalizzare chi ne ha meno. In pratica, chi paga un'Irpef alta, potrà rientrare più velocemente, ma chi deve un’Irpef più bassa rischia di non essere coperto dal bonus: succederebbe nei casi in cui cinque anni di imposta sono inferiori al 50% della spesa sostenuta.
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