Smart building: molta la confusione su significato e vantaggi
29 feb 2024 | 3 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

Ecco gli ostacoli che ne limitano la diffusione
Nonostante gli italiani tendano abitualmente ad acquistare la casa in cui vivono, più che a far ricorso all’affitto, il tema dello “smart building” stenta a diffondersi sia sul terreno teorico, sia pratico. In sintesi, una scarsa consapevolezza del significato reale del termine casa “intelligente” fa sì che non vi siano adeguati investimenti in tecnologia digitale, domotica e sistemi di riscaldamento green per quanto oggi sostenuti da specifici mutui ristrutturazione.
Quella parte, a dire il vero, molto bassa della popolazione che conosce il significato di questo termine, pur avendone un’idea più chiara, raramente predispone progetti per migliorare la propria casa in tal senso per effetto di una serie di ostacoli tra cui costi elevati delle tecnologie, difficoltà di accesso agli incentivi e iter autorizzativi troppo lunghi e complessi.
Smart Building: una conoscenza ancora superficiale del tema
Secondo una ricerca realizzata per iniziativa di The European House – Ambrosetti e finalizzata a comprendere la consapevolezza e la sensibilità dei cittadini in merito al tema della trasformazione smart degli edifici, ben il 64,1% degli italiani ritiene di avere informazioni scarse, generiche o persino nulle riguardo al concetto di smart building. Oltre un quarto ha la percezione di costi elevati delle tecnologie e degli interventi (26,9%) e lamenta difficoltà di accesso agli incentivi (20,3%).
Le risposte fornite dal campione hanno permesso di mettere a fuoco in senso ampio la relazione tra i cittadini e la propria abitazione. La prima conclusione a cui giunge l’indagine è che tra le principali problematiche legate alla propria area di residenza, la questione abitativa risulta una delle principali aree di interesse: infatti, tra le prime 10 preoccupazioni indicate sono ben cinque quelle riguardanti il proprio contesto abitativo, tra cui il costo della vita (42%; al primo posto), la sicurezza (29%), la pianificazione urbana (25%), il cambiamento climatico (22%) e l’abitabilità ed efficienza degli edifici (19%). Nello specifico, per quanto riguarda il costo della vita, più dell’80% degli italiani si definisce molto o decisamente preoccupato per l’aumento dei costi relativi alla gestione degli edifici.
Ostacoli e benefici percepiti della riconversione “smart”
Per quanto riguarda i principali ostacoli che limitano la riconversione del patrimonio edilizio italiano e la diffusione di edifici intelligenti, gli intervistati lamentano i costi elevati delle tecnologie e degli interventi (26,9%), la difficoltà di accesso agli incentivi (20,3%) e la complessità e lunghezza degli iter autorizzativi e dei tempi di realizzazione (17,8%).
A essere percepiti in maniera poco chiara sono anche i benefici della riconversione smart, principalmente limitati, per il campione intervistato, al contesto dell’efficientamento energetico; non vengono percepiti con altrettanta importanza altri servizi connessi, quali il miglioramento della qualità della vita o i possibili incrementi di valore degli investimenti nel settore residenziale.
I benefici più evidenti citati nelle risposte riguardano il risparmio di energia negli edifici (30,2%) e la riduzione delle emissioni di CO2 (26,4%). Questa visione “parziale” del concetto di smart building si riflette anche nella percezione relativa ai principali settori legati alla filiera che, in Italia, coinvolge 35 settori e 180 sotto-settori industriali per un totale di 350mila aziende attive e 626 mila occupati. Tra i i settori maggiormente riconosciuti dagli intervistati figurano soprattutto quelli dell’impiantistica, dell’energia e dell’automazione, ma mancano settori chiave come quello dei servizi, della progettazione e del design.
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