Torna l'incubo della penale sull'estinzione anticipata del mutuo
25 giu 2014 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

Qualunque consumatore che stipuli un mutuo tradizionale o un mutuo online sa che dal 2007 le banche non possono più addebitare alcuna penale al cliente nel caso in cui questi chieda l'estinzione anticipata del finanziamento. Il merito di questa innovazione non di poco conto andò alle cosiddette "lenzuolate", cioè alle liberalizzazioni avviate dall'allora ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani.
Da quel momento quello della penale sulla chiusura anticipata del mutuo venne considerata come una preoccupazione di meno, tanto per chi avesse sottoscritto il mutuo vantaggioso per la prima casa quanto per chi ne avesse sottoscritto uno per la seconda abitazione. Ma proprio in questi giorni stiamo assistendo alla presentazione di un dossier da parte dell'Abi, l'Associazione bancaria italiana, al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in cui l'associazione chiede la reintroduzione di quella penale. Perché? Perché, secondo le banche, gli importi che verranno nuovamente recuperati in questo modo, serviranno a controbilanciare la pressione fiscale subita dagli istituti di credito e considerata eccessiva.
Gli istituti di credito spingono perché il ritorno alle penali avvenga in misura proporzionale alla durata del mutuo che sia stato sottoscritto: in parole povere le banche spingono affinché sia previsto un periodo-cuscinetto entro cui il titolare del mutuo non possa estinguerlo pur avendone la disponibilità economica. Se la richiesta verrà accolta, la conseguenza principale sarà la riduzione delle pratiche stabilite per la portabilità del mutuo, quella prassi ormai conosciuta anche col termine di surroga, tanto invisa proprio alle banche stesse. Parlare di surroga, infatti, significa parlare del trasferimento del mutuo presso un nuovo istituto di credito, prassi che contempla l'estinzione anticipata del mutuo (cioè del debito) contratto con la prima banca e la ridefinizione (con la nuova banca) di una serie di nuove condizioni per quanto concerne le rate, la durata del mutuo e i tassi, che solitamente saranno più favorevoli, in virtù della maggiore concorrenza fra istituti di credito.
Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, ha di recente respinto le critiche ricevute dal premier Matteo Renzi, sostenendo che, da gennaio ad aprile, cioè nei primi quattro mesi del 2014, le banche di casa nostra hanno incrementato del 26% l'erogazione dei mutui rispetto al 2013 e aggiungendo che, ormai, quasi tutte le banche dispongono aumenti di capitale in modo da garantire la concessione di nuovi prestiti sia alle famiglie che alle imprese. E non è tutto. Secondo Patuelli, le banche italiane soffrono per una pressione fiscale considerata “esagerata”, più pesante del 13,6% rispetto al resto d'Europa. Tutto giusto, forse. Ma la domanda da porsi è: stante questa situazione, perché a pagare il peso di questo ribilanciamento devono essere proprio i consumatori? Senza contare che, se venisse reintrodotta la penale sull'estinzione anticipata del mutuo, il settore farebbe un deciso passo indietro, in termini di concorrenza, rispetto a quanto realizzato sette anni fa con l'abolizione della penale.
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