Mutui salati: gli italiani comprano meno e più in piccolo
21 dic 2023 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.

Si acquista se si ha liquidità
Quando le compravendite calano, non è un buon segno. Quando il calo è a due cifre, il segnale diventa preoccupante. È quello che è successo nel terzo trimestre dell’anno nel settore residenziale. Le 157.000 operazioni concluse si traducono in un crollo: -10,4%, pari a 18.000 abitazioni compravendute in meno rispetto allo stesso periodo del 2022.
I dati, dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia delle Entrate, confermano quindi il profondo rosso che prosegue da inizio anno.
Un calo “trasversale”
“I volumi di scambio delle abitazioni mostrano - spiega l’Osservatorio - una contrazione accentuata diffusa in tutte le aree del Paese, senza eccezioni”. Grandi città comprese. Gli otto principali centri italiani sono in linea con il mercato nazionale (-10,3%). Peggio della media fanno Firenze e Roma, che mostrano i cali più elevati: -17,9% e -13%. Si accodano Torino e Palermo, con una diminuzione del 10% circa. A Bologna si osserva un decremento del 9,6%, a Milano e Genova dell’8,5% e del 7,9%. Solo a Napoli il rosso si fa più lieve: -1,9%.
Case più piccole e meno nuove
La crisi è trasversale alle dimensioni dell’immobile, anche se si nota in modo particolare al crescere della superficie. E si preferisce acquistare "usato": il nuovo ha rappresentato appena l’8% delle abitazioni compravendute. Gli indizi potrebbero portare a due conclusioni: da una parte, con la disponibilità delle famiglie erosa dall’inflazione, si cerca maggior risparmio; dall’altra, si tenta di evitare il mutuo (sempre più salato) accontentandosi di metrature più contenute.
L’impatto della stretta monetaria della Bce, origine dell’aumento dei tassi, è evidente osservando altri dati: gli acquisti delle persone fisiche hanno riguardato circa il 95% del totale delle abitazioni compravendute, quasi 150.000 unità. Di queste circa il 62% è prima casa, ma solo il 41% ha fatto ricorso a un mutuo ipotecario. Lo scorso anno, la quota era vicina al 50%. In sostanza: oltre la metà degli acquirenti ha comprato solo se aveva liquidità pronta all’uso.
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