La Bce tiene stabili i tassi sui mutui
7 ott 2025 | 2 min di lettura | Pubblicato da Paolo F.

Ad agosto, nell'Eurozona l'indicatore composito del costo del denaro per i nuovi prestiti alle imprese è diminuito di 6 punti base attestandosi al 3,46%. È quanto emerge dal consueto rilevamento della Banca centrale europea (BCE). L'indicatore per i nuovi prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni, cioè per i mutui, è rimasto sostanzialmente invariato al 3,31%.
Tasso d'interesse per imprese e famiglie
Il tasso d'interesse composito per i nuovi depositi con scadenza prestabilita dalle imprese e per i depositi overnight delle imprese è rimasto invariato rispettivamente all'1,89% e allo 0,51%. Il tasso di interesse composito per i nuovi depositi con scadenza prestabilita dalle famiglie è rimasto sostanzialmente invariato all'1,76%; il tasso di interesse per i depositi overnight delle famiglie è rimasto invariato allo 0,25%.
Buone notizie per l'Italia
Stante questi tassi, per quanto riguarda l'Italia, nonostante la Bce abbia interrotto il ciclo di riduzione del costo del denaro con due pause consecutive a luglio e a settembre, il contesto attuale del mercato dei mutui offre segnali positivi per i consumatori. Dopo il riequilibrio tra tasso fisso e variabile avvenuto a tra aprile e maggio, in estate si è registrato un progressivo ampliamento della differenza tra i due tipi di finanziamento.
In Italia tasso variabile più conveniente
Oggi, in base alle mosse della Bce, conviene di fatto il tasso variabile, più conveniente alla luce di un Tan medio del 2,67% contro il 3,24% del tasso fisso. La stabilizzazione degli indici Euribor, che attualmente viaggiano intorno al 2%, causata dai due recenti stop della Bce, suggerisce che nelle prossime settimane i mutui a tasso variabile si manterranno costanti sui livelli attuali: un possibile calo potrebbe avvenire se la Banca centrale decidesse per un taglio dei tassi a dicembre. Difficile, invece, prevedere un'’evoluzione dei tassi fissi, dopo che nei mesi scorsi le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea hanno causato un rialzo degli indici IRS, riferimento per i mutui a tasso fisso, che oggi sfiorano il 3%.
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