Il mattone italiano vive di investitori e turismo
30 ago 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

Performance differenti per Milano, Napoli e Roma
Riqualificazione, investitori e turismo. È questo il trinomio che detta legge nel mercato immobiliare italiano. Tre indicatori che riportano al quarto driver, ossia la rivalutazione, vero e proprio motore del mattone made in Italy. Per capire qualcosa di più sul mercato, Tecnocasa ha analizzato l'andamento di Milano, Napoli e Roma negli ultimi dieci anni.
Ebbene i risultati dicono, in estrema sintesi, che Milano in dieci anni ha messo in luce un aumento dei valori del 28,1%. Napoli e Roma, invece, mostrano una diminuzione dei prezzi, rispettivamente, del 19,7% e del 22,8%. Fattori importanti che, uniti all'andamento dei tassi per i mutui, compresi i mutui prima casa, restituiscono il quadro di un mercato vivace.
Milano, ancora luci a San Siro
Nel capoluogo lombardo è la macroarea di Fiera - San Siro ad aver registrato, in questi ultimi dieci anni, i risultati migliori. Questo, prima di tutto, grazie agli impatti positivi dell’arrivo della metropolitana lilla che ha migliorato i collegamenti del quartiere di San Siro, ma anche grazie al completamento di City Life che ha riqualificato la zona determinando il rialzo dei prezzi anche dei quartieri limitrofi.
Sale anche la macroarea di Bovisa: +32,9% in dieci anni. Ancora dietro Sempione e Niguarda. Bene anche Farini e Isola che stanno ancora beneficiando degli effetti della riqualificazione dello scalo Farini e della rivalutazione del quartiere Isola.
Milano, Bovisa in fase di “rispolvero”
La zona Bovisa, a Milano, si fa valere ancora grazie alla vicinanza dello Scalo Farini e alla presenza dell’Università. In questa macroarea ci sono anche quartieri periferici che hanno attirato acquirenti post covid consentendo di realizzare acquisti a prezzi più bassi. Tra questi c’è anche Comasina che ha attirato la domanda di chi ha poca disponibilità di spesa o di chi arriva dai più costosi quartieri confinanti.
Con una rivalutazione del 30,9% segue la macroarea di Città Studi-Indipendenza grazie alla presenza del polo universitario e all’andamento della zona di viale Padova e limitrofe.
Roma, in dieci anni prezzi in calo del 22,8%
Il Centro di Roma perde il 16,8% in virtù del buon andamento delle zone di pregio e, soprattutto, grazie alla presenza degli investitori che acquistano per “realizzare”, dando in affitto ai turisti. A seguire la macroarea di Monteverde Aurelio, con -17,6%. Bene anche il più signorile quartiere di Poerio.
Infine, con una perdita di valore del 20,3% si posiziona la macroarea di Prati-Francia che ha dalla sua il buon andamento di tutta la zona a ridosso del Vaticano (Prati Borgo Pio) dove gli investitori si sono fatti sentire acquistando con finalità ricettiva. In alcune di queste aree sono disponibili anche immobili di prestigio con affacci sul Tevere, richiesti da una selezionata clientela.
Napoli, valori in contrazione del 19,7%
Risultati migliori si sono avuti nella macroarea di Flegrea Fuorigrotta (-8,3%) grazie al buon andamento della residenziale area di Fuorigrotta e Soccavo. Proprio Fuorigrotta vive sull’impulso degli acquisti delle giovani coppie, spinti dai mutui prima casa e dal fatto che, in futuro, la zona dovrebbe essere collegata da una fermata della linea ferroviaria 7, corrente all’interno del territorio comunale di Napoli che collegherà le ferrovie Circumflegrea e Cumana. Buono l'andamento di Soccavo dove, in alcune aree, i prezzi più contenuti e i bassi tassi di interesse hanno sostenuto il mercato immobiliare.
Napoli torna competitiva sull'onda del turismo
Diciamolo subito: l’attrattività turistica di Napoli è in forte ascesa e sta attirando investitori campani (e non solo) che puntano alla realizzazione di casa vacanza e addirittura B&B. La macroarea di Vomero-Arenella, per esempio, vede valori in calo del 9,5%, grazie anche agli investitori che, attratti dai valori bassi, puntano sul rione Sanità per affittare ai turisti. Stessa motivazione legata agli affitti, porta alle zone centrali che hanno perso solo l’11,3%:
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