Caro affitti: perché in questo momento conviene comprare casa
8 ago 2025 | 5 min di lettura

Come ben sanno molte famiglie italiane, nel valutare l’opportunità o meno di ricorrere all’affitto rispetto all’acquisto di una casa occorre prendere in considerazione diversi fattori. Oltre alle esigenze abitative, occorre considerare anche quelle lavorative o di studio e la disponibilità di un importo adeguato a sostenere il costo della cauzione richiesta, per l’affitto, o di un acconto, per l’acquisto. L’elemento chiave, tuttavia, è rappresentato dal potere di acquisto e quindi dalla capacità del proprio reddito di sostenere il pagamento della rata di un mutuo o di un affitto.
Nel secondo trimestre del 2025, secondo uno studio pubblicato dal portale immobiliare idealista, l’impegno economico necessario per affittare casa è aumentato, mentre è diminuito quello per acquistare un immobile con un mutuo prima casa.
Perché l’acquisto batte l’affitto: i dati presi in esame
Secondo l’analisi effettuata dall’ufficio studi di Idealista, il tasso di sforzo, che misura il peso della casa sul potere d'acquisto della famiglia, è salito dal 30% del reddito familiare per la locazione nel secondo trimestre del 2024 al 31% nel corrispondente periodo del 2025, mentre per l’acquisto la quota è scesa dal 20% al 17%. Come si arriva a questa evidenza è presto detto.
Nel caso dell’affitto, l’ufficio studi ha indicato il tasso di sforzo come la quota annuale del reddito netto medio della famiglia destinata a pagare l’affitto di una tipica casa con due stanze da letto (trilocale). I valori degli affitti provengono direttamente dalla fonte dati Idealista, che contiene i prezzi per ogni città. I dati sul reddito netto familiare, invece, provengono dall’Istat.
Allo stesso modo, nel caso della vendita, il tasso di sforzo è calcolato come la quota annua del reddito netto del nucleo familiare destinata al pagamento di un mutuo “tipico”, nel senso che è stipulato con caratteristiche medie in termini di durata e tasso di interesse. A causa dei recenti aumenti dei tassi di interesse, il calcolo è stato aggiornato tenendo conto dei dati pubblicati dalla Bce.
Tasso di sforzo per affittare casa: Belluno e Aosta le province più impegnative
Tra le città con il maggiore peso economico legato all’affitto, Massa si conferma la più onerosa con il 57% del reddito familiare destinato alla locazione. Subito dopo si collocano grandi centri come Milano, Roma e Napoli, dove il tasso si attesta al 38%, seguiti da Venezia con il 37%, Como con il 36%, Firenze con il 35% e Bolzano, tutte oltre la media nazionale del 31%. Le città con i tassi di sforzo più bassi vanno dal 30% di Cagliari fino ad arrivare al 14% di Terni, Biella, Ascoli Piceno, Asti e Avellino, le località più accessibili in rapporto al reddito degli inquilini.
Rispetto a un anno fa, il tasso di sforzo per l’affitto è diminuito in 42 città, è aumentato in 27 e rimasto stabile in 18. Le contrazioni più significative si sono verificate a Vicenza e Ravenna, entrambe in calo del 10%, seguite da Latina e Rimini (-7%), Venezia (-5%), Napoli (-3%), Firenze e Bologna (-2%) e Milano (-1%). Al contrario, i maggiori aumenti si sono registrati a Massa (+10%), Grosseto (+7%) e Bolzano (+5%). Anche Roma ha visto una leggera crescita, pari all’1%.
A livello provinciale, sono 23 le aree dove il canone d’affitto supera il 31% del reddito familiare, considerata la soglia massima consigliata dagli esperti. Le province con l’incidenza più elevata sono Belluno e Aosta, dove rispettivamente il 60% e il 52% del reddito netto va destinato alla locazione. Milano e Roma, con il 43% e il 39%, presentano anch’esse livelli di sforzo molto alti. Al contrario, in 83 province italiane si riscontra un’incidenza inferiore alla media nazionale, con valori che vanno dal 30% di Teramo fino al 12% di Terni, la provincia meno onerosa per gli affittuari.
Tasso di sforzo per acquistare casa in calo in oltre 90 capoluoghi
Sul fronte della compravendita, Bolzano guida la classifica dei capoluoghi con il tasso di sforzo più elevato, pari al 35%. Seguono Venezia al 34% e Milano al 30%, tutte città caratterizzate da quotazioni al metro quadro tra le più alte del Paese. Altri centri con valori significativi sono Rimini (28%), Napoli (27%), Roma e Firenze (26%). In totale sono 29 i capoluoghi in cui l’incidenza del mutuo supera la media nazionale del 17%, con percentuali che variano dal 24% di Cagliari al 18% di Parma. In linea con la media troviamo Ravenna, Reggio Emilia, Pavia e Aosta. Nei restanti capoluoghi il tasso è inferiore, fino al 6% di Biella, che si distingue come la città dove acquistare casa pesa meno sulle finanze familiari.
Il secondo trimestre 2025 ha segnato una diffusa riduzione del tasso di sforzo per la compravendita: 93 capoluoghi hanno registrato un calo, guidati da Barletta con una diminuzione del 9%. Milano e Venezia hanno visto entrambe un calo del 5%, Firenze del 4%, Bologna del 3%, mentre Roma, Palermo, Torino e Cagliari hanno segnato una contrazione del 2%. In otto centri, tra cui Bolzano, i livelli sono rimasti stabili rispetto all’anno precedente. Solo in pochi casi si è verificato un aumento del tasso di sforzo per l’acquisto, come a Como (+2%), Lucca, Brescia e Belluno (+1%).
In ambito provinciale, Bolzano si conferma come l’area con il tasso più alto per l’acquisto, pari al 37%, seguita da Savona, Imperia e Rimini con il 30%. Sono 32 in totale le province con valori superiori alla media del 17%, con Napoli al 25%, Venezia e Milano al 24%, Firenze al 23% e Roma al 22%. Le restanti 66 province mostrano un’incidenza inferiore, da Aosta con il 16% fino alla provincia di Biella, dove l’acquisto di un immobile pesa solo per il 5% sul reddito familiare.
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