Brutte notizie per i mutuatari UK
18 set 2018 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

Nell’attesa di capire quale sarà l’esito finale del negoziato sulla Brexit fra Ue e Regno Unito, che dovrebbe finalmente vedere la luce nel mese di novembre, continuano a rincorrersi le possibile ipotesi circa l’impatto di un’eventuale uscita del Paese in mancanza di un accordo chiaro e preciso.
L’ultimo allarme lanciato in ordine di tempo è di Mark Carney, il governatore della Bank of England (BoE), la banca centrale inglese
Invitato la scorsa settimana a una seduta del governo dedicata a preparare i piani per un accordo con Bruxelles, Carney, secondo quanto riportato dai media internazionali, avrebbe invitato i ministri a riflettere sulle conseguenze per l’economia inglese di un nuovo crac finanziario, simile, a suo giudizio, a quello avvenuto nel 2008.
Il peggiore degli scenari presentati dal potrebbe persino portare ad un crollo fino al 33% in tre anni del prezzo medio degli immobili, e di conseguenza sulla sterlina, sull’inflazione e di riflesso anche sui mutui prima casa richiesti nel Regno Unito.
Secondo altri esperti del settore immobiliare, tuttavia, a costituire una minaccia reale non sarebbe la Brexit di per sé, bensì piuttosto le sue conseguenze sulle caratteristiche già esistenti del mercato in quanto tale; specie visto che già oggi i prezzi per gli immobili ad uso abitativo nella City, ma non solo, risultano proibitivi per la maggior parte della popolazione. Nel 2017, secondo l’ultimo rapporto pubblicato dal Royal Institute of Chartered Surveyors, per acquistare un immobile nel centro di Londra occorrevano circa 18.057 euro per mq.
Se questo non bastasse a scoraggiare gli invesimenti nel mattone britannico, si aggiunge l'ulteriore problema della legislazione attuale, che non solo ha eliminato alcune agevolazioni fiscali, ma avrebbe anche reso meno conveniente per i proprietari concedere gli immobili in locazione. Questo fenomeno, a sua volta, avrebbe ridotto il numero di immobili disponibili per chi desidera accedere al mercato degli affitti, favorendo invece l’incremento dei prezzi, in particolare di alcune zone.
Il rischio aggiuntivo, derivante da una Brexit senza accordi precisi, è che il valore della sterlina salga notevolmente. Ciò farebbe schizzare verso l’alto l’inflazione, dato che i beni importati diventerebbero più costosi.
Nel caso in cui la Banca aumenti i tassi di interesse per sostenere il valore della sterlina, i mutui diventerebbero automaticamente molto più costosi per le famiglie inglesi che vedrebbero lievitare il loro debito con le banche ad un livello esponenziale.
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