Case a emissione zero: Ue valuta obbligo entro il 2050
15 nov 2022 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

Previste anche due nuove categorie energetiche
Entro il 2030 tutti gli edifici di nuova costruzione dovranno essere a emissione zero fatta eccezione per quelli di proprietà pubblica che dovranno rispettare il termine del 2028. Per quelli già esistenti invece l’obbligo di “restyling” dovrà essere rispettato entro il 2050.
A suggerire questi nuovi requisiti per l’edilizia è il Consiglio dell’Unione Europea che ha recentemente dato il via libera revisione della direttiva sulle prestazioni energetiche degli immobili (Energy Performance of Building Directive – Epbd).
Nuove categorie di attestazione energetica
Ma non si tratta dell’unica novità: dall’Unione europea arrivano anche due nuove categorie di attestazione energetica. Entrando nel dettaglio, le due categorie sono:
- A0, dedicata agli edifici a zero emissioni;
- A+, che potrà essere ottenuta dagli immobili che forniranno anche energia sostenibile alla rete locale.
Obiettivi difficili da raggiungere
Si tratta di obiettivi molto importanti ma difficili da raggiungere tanto più in un contesto come quello attuale: con tassi di interesse in aumento si rivela infatti ancora più oneroso da parte dei risparmiatori il ricorso a mutui prima casa e a mutui ristrutturazione.
Il rischio inoltre per molti proprietari di immobili è che si confermi assai arduo riuscire a dare adeguata risposta alle richieste dell’Europa per motivi tecnici: il problema infatti non è “solo” il costo di alcuni interventi, ma anche l’esistenza nel nostro Paesi di molti edifici sottoposti a vincoli storici e artistici.
La situazione è resa ancora più complessa da un ulteriore elemento: l’eventuale penalizzazione in termini di prezzo al mq degli immobili obsoleti dal punto di vista energetico.
L'iter previsto
Come muoversi quindi? Meglio giocare d’anticipo o aspettare ancora prima di avviare una ristrutturazione?
Per ora occorre precisare che l’Unione Europea non ha stabilito ancora nulla: prima di tradursi in obblighi normativi ben precisi, queste indicazioni dovranno essere discusse dalla Commissione Trasporto e Turismo e dalla Commissione Energia del Parlamento europeo, per poi approdare alla seduta plenaria. In caso di approvazione dovranno poi essere recepiti da tutti gli Stati membri.
E qui le posizioni dei diversi Paesi sembrano essere discordanti, per effetto di abitudini culturali che incidono sul modo di vivere la casa in senso più ampio. All’interno del Parlamento Europeo vi sono infatti da una parte, i Paesi nordici che puntano a un’interpretazione più rigida della direttiva, e dall’altra i Paesi come l’Italia caratterizzati dalla presenza di numerosi immobili “datati”, ma anche tutelati, dal punto di vista storico e culturale che spingono invece per un’interpretazione “a maglie larghe”.
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