Cambio-casa: i super ricchi guardano all’Europa e snobbano New York
4 mar 2021 | 5 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

Zurigo, Stoccolma ed Amsterdam dominano la classifica europea
Pubblicato il 4 March 2021
Il desiderio di vivere in spazi aperti e più verdi, come conseguenze delle limitazioni agli spostamenti approvati in molti Paesi per contenere gli effetti del Covid-19, spingono oggi più che mai a cercare soluzioni abitative situate in contesti diversi dalla città urbane e quindi più “abbordabili” da affrontare in termini di spesa.
Il target dei super ricchi, tuttavia, non avendo alcuna preoccupazione in termini di mutuo prima casa, sta invece premiando alcune località in grado di coniugare confort e spazi aperti, con i servizi delle grandi città situati magari a poca distanza.
A monitorare questa tendenza, e a misurare come la preferenza dei super ricchi si traducano in variazioni dei prezzi sul mercato immobiliare è il “Prime International Residential Index” (PIRI) di Knight Frank che si sofferma sul segmento di fascia più alta della clientela.
Prezzi in salita per gli immobili di pregio
Secondo l’indagine di Knight Frank, i prezzi richiesti dalla fascia top del mercato residenziale hanno registrato nel 2020 persino un incremento rispetto all’anno precedente.
Nel dettaglio il “PIRI 100”, la valutazione annuale dei prezzi residenziali della fascia più alta del mercato in 100 località in tutto il mondo, nonostante la diffusione della pandemia su scala planetaria, ha registrato una crescita media dell’1,9%, contro l’1,8% del 2019.
Dietro questo dato vi sono però situazione molto diverse tra loro: nel 2020, il 29% delle località ha registrato un calo dei prezzi su base annua rispetto al 21% del 2019. Al contrario, ben cinque mercati contro due del 2019 hanno registrato aumenti dei prezzi a due cifre nel 2020.
Le location top
Auckland è in testa alla classifica con un incremento del prezzo medio pari al 18%. La gestione della crisi del Covid-19 da parte della Nuova Zelanda, la sua rapida ripresa economica, i tassi ipotecari estremamente bassi e un’offerta limitata di immobili con determinate caratteristiche, considerate appetibili dal target dei super ricchi, sono stati i fattori alla base dell'impennata.
Le città asiatiche occupano i tre posti successivi della classifica: Shenzhen (con un aumento del 13%), Seoul (12%) e Manila (10%).
Nonostante i mercati asiatici occupino un buon numero di posti nella classifica PIRI più alte, le aree che comprendonol’Australia e parte dell’Asia, e il Nord America sono state le regioni con le migliori prestazioni nel 2020, con una crescita media annua rispettivamente del 4,9% e del 6,3%.
Entrambe le regioni hanno assistito a un aumento della domanda con l’allentamento del lockdown e i proprietari di case hanno colto la palla al balzo per migliorare la loro sistemazione.
Perth e Sydney hanno registrato rispettivamente un aumento del 4% e dell’1% a cui ha contribuito il flusso di investimento da parte degli acquirenti nazionali per effetto dei divieti di spostamento.
Nord America: Male New York, bene San Diego
In Nord America, dagli Hamptons alla Florida e ad Aspen, lo spazio suburbano, i rifugi costieri e l’aria di montagna hanno vissuto un incremento della domanda.
Dieci degli 11 mercati nordamericani monitorati nel PIRI 100 si trovano tra i primi 20 classificati, con San Diego in testa. Palm Beach ha persino registrato 20 vendite superiori a 20 milioni di dollari rispetto ai dieci del 2019.
New York, che invece ha registrato un calo medio del 5%, ha faticato a guadagnare slancio nella prima metà dell’anno quando la pandemia ha preso piede. L’anno si è però concluso con l’aumento del 14% su base annua del numero di contratti firmati a Manhattan.
Il 2020 rappresenta un anno spartiacque per Vancouver che registra un aumento delle quotazioni dell’8% seguita da Toronto con il 6%. Dopo tre anni di calo dei prezzi, in parte legato all’aumento delle tasse, il settore immobiliare è ripartito.
Mercato altalenante in Europa
L’andamento delle quotazioni in Europa ha invece subito un andamento più discontinuo dato l’alternarsi delle misure di lockdown.
Nonostante i buoni risultati di alcune città, tra cui ad esempio quelle in alto in classifica, Zurigo (8%), Stoccolma ( 6%) e Amsterdam (6%), la maggior parte delle transazioni sono state registrate dal mese di giugno in poi al di fuori dei contesti urbani, nelle località costiere, rurali o alpine, in modo simile a quanto già avvenuto negli gli Stati Uniti.
Le richieste di seconda casa in Provenza, Toscana e nel sud della Francia hanno visto impennate degli scambi ogni volta che le regole di blocco sono state allentate.
I mercati spagnoli hanno registrato una crescita più contenuta con Barcellona capofila con un incremento delle quotazioni dell’1%.
Il Regno Unito, pur continuando a lottare con le restrizioni agli spostamenti e l’ombra di un potenziale no-deal Brexit, ha limitato l’impatto derivante dalla chiusura primaverile di otto settimane, solitamente considerato il periodo di punta per le vendite. Mentre Londra ha recuperato terreno durante l'estate (registrando un incremento del 4%): la domanda per residenze di tipo rurale ha premiato Oxford (2%), Edimburgo (6%) e Jersey (5%), dove è aumentata la domanda di grandi ville.
Buenos Aires fanalino di coda
In Asia, a Singapore i prezzi hanno perso solo 0,2% con il 7% di Hong Kong: nonostante vi siano state diverse vendite di grandi dimensioni a The Peak, il suo quartiere più costoso, un mercato del lavoro debole, diverse ondate di Covid-19 e le tensioni tra Stati Uniti e Cina, hanno soffocato nel complesso la domanda.
Buenos Aires con un calo del 12% occupa l’ultimo posto della classifica quest’anno. L’acquisto di proprietà in Argentina è tutt’altro che semplice dato che le proprietà sono valutate in dollari USA, mentre i mutui sono offerti solo in pesos.
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