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Come difendersi dallo spread impazzito

18 ott 2011 | 4 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

come difendersi dallo spread impazzito

Attenti allo spread. Quello che fino a poco tempo fa era solo un nome inglese dato a qualcosa che ci toccava solo marginalmente oggi è qualcosa con cui è meglio fare i conti ogni santo giorno. Tenendolo sotto controllo, di giorno e anche di notte. Perché, per esempio, domenica 9 ottobre, di notte, alcune banche (le più aggressive) hanno deciso di alzare lo spread sui mutui da 80 a 140 punti base. Non sono casi isolati: recentemente altre banche hanno ritoccato gli spread da 0,9% a oltre il 2%. E questo dopo che, a settembre, sui clienti si era abbattuta la prima ondata di aumenti con parecchie banche che hanno spinto gli spread oltre il 4%.

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Ai poveri mortali non resta che sperare che i costi della raccolta di denaro diminuiscano, inducendo le banche a invertire la tendenza. Intanto la realtà dei fatti è che chi vuole chiedere un mutuo in questi giorni è in difficoltà. Ancora peggio chi il mutuo l'ha chiesto tra primavera ed estate, che si ritrova adesso a dover stipulare il contratto a un tasso decisamente più alto rispetto al tasso concordato. Oggi è quasi impossibile trovare qualche offerta che presenti spread inferiori al 2%. C'è un modo per uscire da questo ginepraio? Diciamo che esistono una serie di modi per orientarsi nel mondo dei mutui e degli spread impazziti, cercando di proteggersi dagli aumenti degli uni e degli altri.

Chi attualmente rimborsa un mutuo che ha un piano di ammortamento partito prima di settembre può stare tranquillo: i nuovi spread, quelli rialzati, non intaccano il contratto già firmato con la banca, quello in base al quale il cliente sta pagando le rate. Più complessa la situazione per chi sia orientato adesso a chiedere un mutuo: questo è il momento peggiore per chiedere un mutuo, proprio a causa dell'andazzo dei temutissimi spread.

Chi è orientato verso il mutuo a tasso fisso può contare sugli indici Eurirs, quelli che si aggiungono allo spread per determinare il tasso finale e che attualmente viaggiano ai minimi storici. In sostanza oggi si può stipulare un mutuo a tasso fisso al 5%: roba non da poco, chiaramente, ma in questo momento è un tasso finale discreto, per un mutuo. Nel caso in cui, invece, il cliente sia orientato verso il tasso variabile parte con un tasso finale (dato dall'Euribor più lo spread) del 3,2% ma è bene sapere che questa percentuale è destinata a salire nel lungo periodo. Perché? Perché se da una parte l'Euribor viaggia basso, dall'altra mitiga l'effetto di spread impazziti verso l'alto. Nei due casi proposti, cioè mutuo a tasso fisso e mutuo a tasso variabile, i tassi di partenza (alti) vengono bilanciati rispettivamente da Eurirs ed Euribor (bassi) e non si dimostrano nel complesso eccessivi. Resta il fatto che, a livello tattico, bloccare uno spread altissimo per tutta la durata del mutuo non è proprio la strategia finanziaria migliore. Dunque? Dunque, in attesa che le cose (cioè ricapitalizzazione bancaria e crisi del debito dell'Eurozona) si chiariscano definitivamente, la soluzione migliore è la vecchia saggezza della nonna: rimandare, se possibile, la stipula del mutuo. Se proprio non se ne può fare a meno, va bene anche partire tenendo gli occhi bene aperti verso la surroga, da attuare non appena lo spread dovesse finalmente essere ritoccato verso il basso.

Terzo e ultimo caso. La situazione più complessa è quella di chi ha chiesto un preventivo a primavera o in estate ma non ha ancora firmato il mutuo pur avendo avviato la pratica (firmando magari il preliminare per acquistare l'immobile) basandosi sugli spread vecchi, più generosi rispetto a quelli attuali (alcune banche praticavano allora lo 0,9% o l'1,2%). In questo caso il problema è che le banche che praticavano spread di quel tipo oggi vanno ben oltre il 2%, se non addirittura il 3% e il 4%. Cosa fare? È decisivo capire la differenza fra il tasso di preventivo e quello di stipula. Alcune banche (pochissime) congelano per otto mesi il tasso di preventivo, altre riportano nel preventivo il periodo in cui quel determinato spread ha validità, roba che in genere non si spinge agli otto mesi. Altre ancora mettono il limite a un mese, anche se sanno benissimo che in genere è molto difficile chiudere in un mese la pratica, cioè istruttoria, perizia, notaio e acquisto. Il che equivale a dire che la banca si riserva la possibilità di cambiare lo spread che sia stato concordato prima della stipula.

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