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Mutui ed Euribor; cosa cambia

27 apr 2015 | 3 min di lettura | Pubblicato da

ragazza felice su sedia a dondolo

Alla fine ci siamo arrivati: il tasso Euribor, riferimento per i mutui a tasso variabile, pochi giorni fa ha forato al ribasso la soglia dello zero, finendo in territorio negativo. Un evento che già ci si aspettava, e di cui avevamo anticipato le avvisaglie qualche settimana fa.

Ma cosa significa in concreto un andamento negativo dei tassi di riferimento per i mutui? Innanzitutto va detto che questa compressione dei tassi è l’effetto non proprio di una ripresa economica spontanea, quando dell’azione di acquisto asset da parte della Bce, il cosiddetto quantitative easing. Una mossa, quella dell’istituto guidato da Mario Draghi, che si rende necessaria proprio perché l’assenza di ripresa economica deprime i prezzi al punto da far rischiare un’eccessiva deflazione. L’acquisto massiccio di asset di Stato (quindi di obbligazioni) ne fa crollare i tassi; ed ecco che anche l’Euribor, su tutte le scadenze, da tempo di muove ormai a cavallo dello zero, mentre per le scadenze da uno a tre mesi è arrivato ormai al segno meno.

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Detto questo, a beneficiare davvero di tassi di riferimento in picchiata, sono coloro che in questi anni hanno sottoscritto mutui a tasso variabile, ovvero quelli ancorati all’Euribor a tre mesi, perché nell’immediato si ritrovano nella condizione di dover rimborsare, in pratica, soltanto la quota capitale e lo spread imposto dalla banca. Non solo: anche chi di questi tempi dovesse stipulare un mutuo a tasso fisso potrebbe avere ragione di sorridere, perché anche l’Irs, i tasso di riferimento appunto di questo tipo di mutui, si trova a livelli molto bassi, proprio per il generale effetto provocato dalle azioni della Bce sull’economia.

Attenzione però: l’esperienza insegna che quando si tocca il fondo non si può che risalire. C’è quindi da aspettarsi che questo stato di cose, ovvero il continuo ribasso dei tassi, non possa durare. Tenendo conto che, al momento, i tassi dei migliori mutui variabili oscillano tra l’1,5 e il 2%, e i mutui a tasso fisso registrano circa un punto percentuale in più, a beneficiare del momento sono soprattutto coloro che hanno investito nelle scadenze brevi. Chi invece oggi si ritrova a dover accendere un mutuo a 20 o 30 anni ha davanti a sé un futuro più incerto. Un ragionamento, guarda caso simile a quello che dovrà fare chi decide di acquistare titoli di Stato: a causa dell’azione della Bce questi si ritrovano ad essere sempre più costosi e sempre meno redditizi quanto più si allungano le scadenze.

Inoltre, già da ora le banche stanno correndo ai ripari per evitare perdite eccessive nella stipula dei contratti di finanziamento all’acquisto di immobili, fissando dei tassi “floor” al di sotto dei quali non si può scendere, per evitare di ritrovarsi ad erogare prestiti da cui guadagnare poco o nulla. In questi casi, quindi, la variazione dei tassi viene in parte “tamponata”, a favore delle banche, da questo tipo di intervento che annulla il vantaggio per il consumatore.

Infine, a beneficiare del calo dei tassi può essere chi ha già un contratto di mutuo in corso, e si trova nelle condizioni di poterlo surrogare per il rimanente periodo. In questo caso è possibile sfruttare sia il ribasso dei tassi sia una scadenza breve, prima che l’ottovolante delle percentuali torni a risalire.

27 April 2015 di Floriana Liuni

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