Il segreto è confrontare i TAEG
Il tasso Euribor continua a scendere, e la domanda, per chi in questi giorni sta pensando di stipulare un nuovo contratto di mutuo, è amletica: tasso fisso o tasso variabile? Vediamo come calcolarlo e come regolarsi.
Nella direttiva europea sui mutui, che citavamo la scorsa settimana, un articolo (il 17) è dedicato espressamente al calcolo del TAEG (tasso annuo effettivo globale), che è poi il tasso che va preso in considerazione per conoscere il costo reale del mutuo. La formula matematica per il calcolo è contenuta nell’allegato 1 della direttiva.
Nel TAEG sono comprese tutte le spese obbligatorie sostenute per la stipula del mutuo, come polizze, conti correnti, spese di apertura della pratica eccetera. Secondo la direttiva Ue citata, nel calcolo del TAEG vanno inclusi “i costi di apertura e tenuta del conto (qualora l’apertura di tale conto sia necessaria all’erogazione del mutuo alle condizioni offerte), i costi relativi all’utilizzo di un mezzo di pagamento che permetta di effettuare operazioni e prelievi su quel conto e gli altri costi relativi alle operazioni di pagamento”. In caso il contratto contenga clausole che permettono di modificare il tasso, il calcolo del TAEG viene fatto comunque assumendo che questo resti fisso al livello concordato in fase di firma del contratto, ma la direttiva stabilisce che venga data al cliente debita informazione sulle conseguenze della variazione degli importi al variare del tasso.
E’ poi dello scorso luglio una sentenza del Tribunale di Reggio Emilia (976/2015 della Seconda Sezione Civile) che dispone che nel TAEG siano compresi anche i costi delle assicurazioni collegate al contratto di mutuo, benché le istruzioni della Banca d’Italia vadano in una direzione differente (il caso vedeva una società contestare come usurario il tasso applicato dalla banca al mutuo stipulato, e calcolato, appunto, comprendendo anche i costi delle assicurazioni richieste).
Tali spese vanno poi sommate al tasso di interesse nominale, che, come già spiegato più volte in questo blog, è legato all’andamento dell’Euribor (a cui si aggiunge lo spread bancario) in caso di mutui a tasso variabile, e dell’IRS (più lo spread) in caso di mutui a tasso fisso.
Il fenomeno che da gennaio non si arresta è la caduta libera dell’Euribor, che fa del mutuo a tasso variabile, al momento, la scelta più conveniente. Attenzione però: perché con i tassi ai minimila probabilità di una prossima risalita si fa più alta, quindi avendo in mente di stipulare mutui dalle scadenze molto lunghe potrebbe essere saggio scegliere un finanziamento a tasso fisso.
Occorre però fare attenzione a due misure che le banche stanno mettendo in campo per non doverci rimettere troppo a causa di questo scenario. Da un lato, per evitare di dover applicare sconti eccessivi alle rate di rimborso dei mutui a tasso variabile, a causa del’Euribor che, essendo in territorio negativo, al momento va a sottrarsi invece che a sommarsi allo spread, dal febbraio 2015 alcune banche hanno iniziato a porre delle clausole di salvaguardia che stabiliscono che i tassi applicati non possano essere mai inferiori allo spread. Come se, quindi, l’Euribor si fosse fermato a zero.
D’altro canto, per i mutui a tasso fisso (forse perché più gettonati al momento in previsione di una possibile inversione di tendenza nel futuro), spesso i tassi di interesse risultano molto superiori rispetto ai contratti a tasso variabile, facendo aumentare la rata anche di 100 euro.
Attenzione quindi: per capire quale mutuo convenga davvero confrontate i TAEG e leggete bene i prospetti informativi che le banche sono tenute a fornire prima della stipula di un mutuo, e che devono ragguagliare il cliente sulle possibili conseguenze dei movimenti dei tassi dai livelli attuali.
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