Con il rialzo dei tassi nuova linfa al mutuo con il tetto
Lancio della monetina, sfera di cristallo, sogni premonitori, nessuno ha le risposte alla domanda su quale mutuo scegliere, variabile o fisso in questo momento. Di fronte a scenari in continua evoluzione, legati a inflazione, caro energia, guerra in Ucraina, bisogna fare i conti con fattori esterni in rapida evoluzione e abbastanza imprevedibili.
Prima di tirare la linea bisogna anche essere consapevoli che quello che si sceglie potrebbe cambiare nel giro di poco tempo. Quando la banca stipula il mutuo lo fa a distanza anche di più di un mese dall’accettazione della pratica e un mese, in questo periodo, potrebbe rappresentare un secolo per calcoli e aggiornamenti di tassi.
Occorre dunque comprendere, oltre ad avere una riserva di liquidità, per non trovarsi impreparati a far fronte alle rate più salate, la propria propensione al rischio e alla programmazione. Se si accettano le incognite delle variabili del mercato, si può ritenere di percorrere la strada del variabile, altrimenti c’è l’alternativa più certa, ma al momento decisamente, ancora più cara e onerosa, del tasso fisso ma che congela l’orizzonte temporale per un periodo lungo.
Tra i due estremi una soluzione mediana sta tornando in auge ed è quella del mutuo variabile con cap. Vediamo insieme di cosa si tratta
Mutuo variabile con cap
Una tipologia di mutuo, che nel decennio dei tassi negativi è andato in disuso, ma utilizzato molto nei primi anni 2000, è quello con il tasso variabile, ancorato però a un tetto massimo oltre il quale la rata non può salire. Oggi torna a essere presente e molti istituti di credito hanno aggiornato le proprie offerte e condizioni, arricchendole con il mutuo variabile con cap.
Più caro del variabile, ma competitivo nei confronti del mutuo a tasso fisso, questo strumento consente di poter in un certo qual modo pianificare il proprio piano di pagamenti delle rate, contenendo le sorprese dei rialzi dei tassi.
La struttura è quella di un mutuo che ha un tasso di interesse variabile e un tetto massimo oltre il quale il tasso di interesse non potrà andare. Uno dei vantaggi per cui preferirlo è che il tetto, il Cap, allontana il pericolo di un aumento a sorpresa senza limiti dell’importo delle rate.
Le proposte degli istituti di credito si aggirano intorno al 3%. Se da un lato il cap tutela il consumatore è anche vero che la banca, dovendo proteggere dall’aumento dei tassi, fa pagare questa protezione, concedendo un tasso più costoso rispetto al variabile attuale.
Questo strumento di finanziamento può rappresentare una scelta quando la durata del rimborso è lunga su 25, 30 anni e quando, nel momento in cui si stipula, i tassi di riferimento segnano un rialzo e quando la differenza, tra tasso fisso e variabile, è molto elevata.
Uno degli svantaggi, invece, come accennato in precedenza, è quello di uno spread bancario più elevato, proprio perché la banca si assume un rischio sull’aumento dei tassi. Se il consumatore non ama il rischio questa scelta potrebbe rivelarsi azzeccata perché consente di pianificare senza sorprese il rimborso delle rate.
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