Servono 5,8 annualità di stipendio per comprare una casa in Italia
27 gen 2015 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.
Comprare casa in Italia costa oggi due anni di lavoro in meno rispetto al 2004. Se dieci anni fa un lavoratore dipendente a tempo pieno doveva sborsare il corrispettivo di 7,8 anni di lavoro per un immobile usato di circa 65 mq, nel 2014 occorreva invece il totale del reddito percepito in 5,8 anni di lavoro.
Ad affermarlo è un’analisi di Tecnocasa, secondo cui nei primi mesi del 2014 si sono registrati prezzi ancora in diminuzione. Cresce, anche se di poco, invece, il numero delle compravendite in tutte le regioni in particolare per quanto riguarda gli immobili per uso residenziale.
In sostanza la ripresa della domanda immobiliare sarebbe in questo momento incentivata proprio dai prezzi decisamente più accessibili rispetto al potere d’acquisto delle famiglie italiane. Mentre infatti circa dieci anni fa i prezzi delle case avevano toccato l’apice della loro parabola verso l’alto, oggi, secondo l’opinione di molti operatori del settore immobiliare, potremmo essere vicini al punto più basso.
Per chi sta pensando di comprare un immobile, può essere il momento più opportuno per chiedere un mutuo prima casa anche se le stime prevedono probabili ulteriori cali di prezzo anche se meno evidenti rispetto al passato.
Mentre a livello nazionale le annualità di stipendio per comprare casa sono in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, quando erano pari a 6 annualità, a livello locale non ci sono state variazioni significative: fa eccezione Napoli (dove ne servono 6,7 con un calo di 0,6 annualità), seguita da Genova e Roma (entrambe in calo di 0,3 annualità), mentre si mantiene costante Bologna (5,7 annualità). La Capitale si conferma come la città più cara in assoluto: qui serve il maggior numero di annualità, pari a 9,5, seguita da Milano con 7,9 annualità (in calo di 0,2 rispetto al 2013). A Palermo e Verona ne servono meno: rispettivamente 3,6 nella prima e 3,9 nella seconda.
Se si guarda all’andamento degli ultimi dieci anni, Milano si conferma come la città in cui si è avuta la variazione più consistente: dalle 11,1 annualità del 2004 si è passati alle 7,9 di quest’anno.
Tra i capoluoghi di provincia diventati più convenienti si segnalano a Firenze 7,2 annualità oggi contro le 10,3 del 2004, e Bologna, con 5,7 annualità contro le 8,7 di dieci anni fa.
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