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Rinegoziazione e DL sviluppo

24 giu 2011 | 4 min di lettura | Pubblicato da

ragazzi sorridenti che traslocano

Buone notizie per gli italiani alle prese con le rate del mutuo: si amplia la platea dei beneficiari che possono rinegoziare il prestito per la casa. Così come è stato sancito da un emendamento inserito nel decreto sviluppo approvato negli scorsi giorni dalla Camera e che ora passerà all’esame del Senato per il via libera definitivo entro il prossimo 12 luglio.

In particolare, il provvedimento prevede la possibilità di trasformare il finanziamento ipotecario dal tasso variabile a quello fisso per importi fino a 200mila euro, a condizione che l’intestatario abbia un reddito Isee (l’Indicatore della situazione economica equivalente) sotto i 35.000 mila euro. Mentre la versione precedente del DL fissava a 150mila euro la cifra ammessa ed era possibile aderire solamente se il mutuatario aveva un reddito inferiore ai 30mila euro.

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Le disposizioni - va ricordato - si applicano ai mutui ottenuti per l’acquisto o la ristrutturazione di abitazioni che abbiano tasso variabile e rata variabile per tutta la durata del contratto. Sono, quindi, esclusi i prestiti a rata costante o a tasso misto, compresi quelli accesi per le seconde case e quelli che nel frattempo sono stati cartolarizzati dalla banca. Non sottovalutando che la rinegoziazione è un obbligo per le banche che dovranno concordare l’allungamento del piano di rimborso in modo da ridurre il peso della rata.

Si tratta, insomma, di una più concreta e fattibile possibilità di passare al fisso, bloccando a un valore certo l’esborso mensile fino alla fine del piano di ammortamento.

Un’operazione che potrà, così, far dormire sonni più tranquilli a chi, a causa dello strascico della crisi, non ce la fa proprio a rimborsare le rate del prestito o a quei mutuatari che leggono con apprensione le ultime notizie sulla politica monetaria europea con l’Euribor che continua la sua rincorsa.

Il costo dei tassi interbancari a tre mesi, punto di riferimento per prestiti e mutui a tasso variabile, ha infatti superato per la prima volta da 27 mesi la soglia psicologica dell’1,5%, toccando un livello che non raggiungeva dal 31 marzo 2009.

Così, anche se questo aumento era stato ampiamente preannunciato e spiegato con le attese di un progressivo rialzo del costo del denaro da parte della Banca centrale europea (a luglio il tasso dovrebbe salire dall’1,25% all’1,5%), l’andamento futuro degli indici Euribor fa sempre un po’ paura: è, infatti, visto dagli analisti sotto l’1,9% entro la fine dell’anno e molto vicino al 2% entro la fine del 2012 per sfondare quota 3% nell’autunno 2013.

Ne consegue che i mutui a tasso variabile continueranno a veder crescere le rate nei prossimi mesi. Rialzo che interessa circa i due terzi delle famiglie che, stando ai dati Assofin dell’ultimo trimestre del 2010, hanno sottoscritto proprio questo tipo di finanziamento tra prodotti variabili puri e quelli con il cap.

Mano al portafoglio, il centro studi di Confindustria ha calcolato che agli italiani che devono pagare i bollettini di un mutuo variabile l’aumento dei tassi costerà in media 85 euro in più per ogni rata mensile a fine 2011 e 162 euro in più nel 2012.

Per quanti decidessero, quindi, di sfruttare l’operazione di rinegoziazione, basta presentarsi in banca e calcolare la nuova rata a tasso fisso. Ovviamente, cambiando mutuo, il nuovo indice di riferimento è l’Irs (Interest Rate Swap) che verrà calcolato in base al minore tra il tasso a 10 anni e quello di scadenza pari alla durata residua del mutuo o, in mancanza, alla scadenza precedente. A questo tasso si dovrà poi aggiungere lo spread (vale a dire il guadagno della banca) pari a quello del mutuo originale.

Va, inoltre, sottolineato che i mutuatari potranno richiedere di allungare il mutuo per un periodo massimo di cinque anni a patto che la durata residua del prestito all’atto della rinegoziazione non superi i 25 anni.

In soldoni, decidendo nell’immediato di rinegoziare, ci si troverà a pagare un prestito più alto sia perché saranno ricalcolati gli interessi, sia perché l’Irs a 10 anni è più alto di circa di 2 punti percentuali rispetto all’Euribor a 3 mesi. Ma il vantaggio per il cliente è quello di poter fissare la rata oggi e non subire gli scossoni dei prossimi mesi a causa del rialzo dei tassi.

Considerazioni che, quindi, vanno fatte con un occhio alla politica monetaria della Bce e uno al proprio portafogli. Con un tempo a disposizione, tuttavia, limitato. Il DL stabilisce, infatti, una scadenza temporale: le richieste di rinegoziazione dovranno essere presentate entro il 31 dicembre 2012.

24 June 2011 di Patrizia De Rubertis

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Commenti
A

Alex

27/06/2011, 15:48:29

162 euro in più al mese?? Madonna che brutta notizia.... Mi sa che conviene davvero rinegoziare... Ciao Alex

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