Mutuo e cohousing

Sarà perché il bisogno (di risparmiare) ha aguzzato l’ingegno, o perché la solitudine dell’uomo globale sta iniziando a diventare sempre più pesante e spinge a riscoprire dimensioni comunitarie ormai lontane nel ricordo, come quelle dei condomini o delle strade di quartiere di alcuni decenni fa, ma anche in Italia, dopo aver spopolato da molto tempo nel nord Europa, si è affacciato il fenomeno del cohousing. Ponendo le premesse per avere successo.

Il cohousing è una filosofia abitativa basata sulla condivisione degli spazi domestici da parte di una comunità costituita di persone, finalizzata a ridurre l’impatto ambientale da un lato, e alla creazione di un ambiente di umanità condivisa dall’altro. Nei progetti di cohousing ad esempio sono gestite in comune non solo le spese di manutenzione o le bollette, ma anche i servizi sociali come la cura degli anziani e dei bambini, i cui costi e oneri sono sostenuti da tutti gli inquilini.

Il cohousing si realizza in diversi modi, di cui il più completo è quello che prevede che la comunità di persone concepisca da zero un progetto abitativo e ne segua passo passo la realizzazione, commissionando ad una ditta prescelta la costruzione di un edificio pensato per contenere spazi per gli alloggi privati e spazi per la vita in comune, dotati di tutti gli accorgimenti possibili per l’efficienza energetica, come ad esempio avvenuto di recente a Milano nel progetto CoVentidue curato da Cohousing.it che ha dato nuova vita ad un immobile di proprietà del Comune, ma da tempo occupato in maniera irregolare. Può anche avvenire che un gruppo di cohouser può occuparsi della riqualificazione di edifici già esistenti, svolgendo così un importante ruolo nell’urbanistica.

Ma cohousing è anche, più in piccolo, la decisione di un proprietario di una casa divenuta troppo grande per sé di cederne una parte a qualcuno che sia qualcosa di più che un semplice coinquilino. Diversi sono ad esempio i casi di anziani rimasti soli che scelgono di accogliere in casa inquilini più giovani, vendendo loro una parte della proprietà.

Cosa significa tuto ciò alla luce del tema mutui? Nonostante non esistano, a quanto ci risulta, mutui appositi creati per il cohousing, pure questa filosofia abitativa si può realizzare attraverso un finanziamento a condizioni agevolate.

Un primo esempio può essere quello della comunità di cohouser che decide per la costruzione o la ristrutturazione da zero di un immobile da condividere: in questo caso si configura la possibilità di un mutuo per acquisto direttamente dalla ditta costruttrice, operazione che al momento è soggetta ad Iva agevolata (leggi qui per saperne di più: https://www.mutui.it/mutuando/cosa-accade-ai-mutui-se-aumenta-l-iva.html). In caso si tratti di prima casa, naturalmente questo mutuo prevede la possibilità di detrazione degli interessi passivi.

Non solo: trattandosi di un acquisto fatto in comune, il mutuo può essere tranquillamente cointestato fra tutti gli inquilini, che in questo modo, oltre a dividersi le spese di gestione dell’immobile, possono dividersi anche la rata (e relative detrazioni fiscali).

Nel caso invece dell’acquisto di una porzione di immobile dal proprietario, il vantaggio in termini di rata del mutuo consiste nel fatto che il finanziamento andrebbe richiesto per l’acquisto non dell’intera casa ma solo di una sua quota, il che comporta minore esborso. E lascia intatta la possibilità di detrarre gli interessi passivi.

23 May 2017 di

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Commenti

  • m marco2017-06-07 21:35:23

    Salve, chiedevo: il mutuo e la proprietà dell'abitazione principale sono solo miei. Facendo il 730, il Caf asserisce che può mettere in detrazione solo il 50% degli interessi, perché il c/c da cui pago le rate è cointestato con mia mamma. E' corretto o al Caf hanno preso un granchio? Grazie Marco

    Rispondi
  • F Floriana Liuni2017-06-26 11:32:28

    Gentile Marco, al Caf hanno senz'altro sbagliato. La detrazione dipende dalla proprietà di casa e mutuo, non dal conto corrente. Dica loro di leggersi la circolare dell'Agenzia delel Entrate relativa (http://www.agenziaentrate.gov.it/wps/file/Nsilib/Nsi/Documentazione/Normativa+e+Prassi/Circolari/Archivio+circolari/Circolari+2017/Aprile+2017/Circolare+7+04042017/CIRCOLARE+7_E+DEL+4+APRILE+2017.pdf), in particolare la pagina 58, dove si può vedere che non esiste alcun riferimento al conto corrente. Saluti.

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  • m marco2017-07-25 21:35:30

    GGrazie mille della risposta. Mi hanno risposto che le sole quietanze mensili del mutuo, che per 12 anni sono sempre andate bene, non bastano; mi fanno notare a pag.57 della guida il trafiletto "Gli istituti bancari, per consentire la detraibilità degli interessi, dovranno certificare, nell’attestazione relativa al pagamento degli interessi passivi, l’importo degli interessi risultanti dal mutuo originario e di quelli risultanti dal conto accessorio (Risoluzione 12.04.2011 n. 43)." Che cosa significa? Devo farmi fare una ulteriore certificazione dalla banca? Insistono che non essendo certificate, le mie quietanze, non sono sufficienti a dimostrare che io posso detrarre il 100% degli interessi passivi. Nonostante gli abbia fatto vedere che il precompilato dica invece che il 100% spetta tutto a me, in detrazione. Mi scuso e ringrazio per la risposta che potrà darmi. Saluti Marco

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  • F Floriana Liuni2017-08-03 16:16:24

    Gentile Marco, benché lo trovi assurdo credo sia l’unica via per sgombrare il campo da qualsiasi malinteso. Probabilmente il fatto che il conto corrente legato al mutuo è cointestato con sua madre può far risultare che anche il mutuo sia cointestato. Una certificazione della banca a questo punto scioglierebbe ogni dubbio.

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