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Mutui indicizzati al tasso Bce

11 nov 2011 | 4 min di lettura | Pubblicato da

Quando si è alle prese con l’acquisto di una casa grazie all’accensione di un mutuo - lo abbiamo sempre detto e continuiamo a ripeterlo - bisogna certamente trovare il mutuo più conveniente, ma va anche scelto il prodotto più giusto per il profilo di rischio del nostro portafogli, visto che si tratta di un impegno che mediamente dura oltre 15 anni.

Decisione che, in tempi di crisi e con le prospettive molto incerte della situazione politica in relazione alle tensioni in atto sui mercati finanziari - si fa ancora più complicata. E lo stanno scoprendo amaramente gli aspiranti mutuatari che devono fare dei conti salatissimi con gli spread imposti dalle banche (si arriva addirittura al 5%).

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Tutt’altra storia per chi un mutuo già ce l’ha: lo spread non può cambiare (si fissa infatti in sede di rogito e resta tale per tutta durata del finanziamento) e la forbice usata la scorsa settimana dalla Banca centrale europea - che ha tagliato il costo del denaro di un quarto di punto, dall’1,5% all’1,25% - porterà risparmi soprattutto sulla rata mensile di chi ha sottoscritto un prestito per la casa indicizzato al tasso Bce.

Ebbene sì. Oltre ai pluri-nominati Euribor (l’indice a cui sono ancorati i mutui a tasso variabile) ed Eurirs (quelli a tasso fisso), dal 2009 le banche hanno immesso sul mercato un prodotto parametrato proprio al valore del costo del denaro imposto dall’Eurotower.

Tanto che, secondo calcoli effettuati da Mutui.it, per quanti hanno sottoscritto un prestito da 150mila euro a un tasso del 2,75% (1,5% tasso Bce+spread all’1,25%), il risparmio al mese è di circa 20 euro. Così, a 20 anni, se prima della sforbiciata la rata era di 813 euro, in seguito all’intervento dell’Istituto di Francoforte sarà di 794 euro, mentre a 30 anni la rata scende da 612 euro a 592 euro.

Sconti di cui, tuttavia, potranno godere in pochi dato che il 95% dei mutui a tasso variabile è indicizzato all’Euribor. Il motivo? Nonostante ci sia una legge (la n.2 del 2009) che impone alle banche di offrire finanziamenti ancorati al più stabile tasso Bce piuttosto che al più volatile Euribor, alla fine - a conti fatti - questo prodotto non conviene.

Ricostruiamo la vicenda. L’introduzione di mutui indicizzati al tasso Bce è richiesta con forza dalla Banca d’Italia ai tempi della crisi mondiale causata dal fallimento della Lehman Brothers quando l’Euribor sfonda quota 5% (mentre il costo del denaro era al 3,75%) e i mutuatari si trovano a pagare rate mensili più alte anche di 200 euro.

La legge impone così alle banche che offrono mutui garantiti da ipoteca per l’acquisto della prima casa di assicurare ai clienti anche la possibilità di stipulare contratti a tasso variabile indicizzato al tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale della Banca centrale europea. Un valore modificato in relazione alla politica monetaria del Vecchio Continente e per questo più stabile e meno soggetto ai contraccolpi del mercato finanziario. Al contrario, invece, dei tassi ancorati all’Euribor, calcolato sulla media dell’interesse a cui le banche europee si prestano denaro tra loro.

Una novità accolta con molto entusiasmo dai mutuatari e dalle associazioni dei consumatori che, però, si rendono subito conto che le offerte proposte dagli istituti di credito non sono affatto convenienti perché le banche, temendo i rischi legati a un’indicizzazione diversa dall’Euribor, spingono all’insù lo spread (cosa che sta accadendo anche in queste settimane per tutti i mutui variabili) proponendo così al cliente un tasso decisamente più alto rispetto a quello imposto per un mutuo indicizzato all’Euribor.

E per quanti si chiedessero se questo prodotto convenga anche oggi, va subito detto che anche se si tratta di un mutuo che dovrebbe garantire maggiore stabilità e convenienza per il cliente, analizzando le offerte presenti sul mercato si scopre che i prodotti indicizzati al tasso Bce continuano ad avere un tasso finito superiore o in linea con quello calcolato sull’Euribor (in questi giorni il tasso a tre mesi viaggia sotto l’1,5%), dal momento che lo spread applicato è di gran lunga superiore.

Va, infine, ricordato che anche i mutui indicizzati al tasso Bce sono variabili e non mettono, quindi, certo al riparo da variazioni future. Certezza garantita solamente dai più costosi prestiti a tasso fisso.

11 November 2011 di Patrizia De Rubertis

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