Mutui e detrazioni: i documenti si conservano fino a 7 anni
23 lug 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Cristina B.

L'Agenzia delle entrate può effettuare delle verifiche
È la voce più gettonata delle dichiarazioni, tiene banco nei quesiti che arrivano numerosissimi. Sono gli interessi sui mutui per l’acquisto della prima casa, sappiamo tutto sui diritti: a quanto ammontano (19% di un tetto massimo di 4.000), a chi spettano (proprietario dell’immobile e intestatario del contratto di mutuo), ma sappiamo tutto sui doveri? E cioè sugli obblighi di conservazione di documentazione?
Fidarsi è bene non fidarsi è meglio, e quindi figurarsi se il Fisco accetta una generica affermazione di essere titolari del diritto alla detrazione.
Se ci si fa aiutare da un professionista o da un Caf per la compilazione della dichiarazione, questi subordineranno il rilascio del via libera alla dichiarazione (visto di conformità) al fatto che il contribuente mostri i documenti. Non solo. Una volta mostrati al professionista o al Caf, i documenti non vanno persi o dimenticati, ma tenuti e conservati per almeno sette anni (termine massimo degli accertamenti fiscali). Il Fisco può bussare e chiedere conto dei soldi che ha riconosciuto in dichiarazione attraverso un controllo formale ed ha tempo due anni dalla presentazione della dichiarazione. Ma procediamo con ordine.
I documenti a cui si fa riferimento sono quelli che motivano il mutuo e cioè che il mutuo sia stato stipulato per l’acquisto dell’abitazione principale. La documentazione è costituita: dal contratto di mutuo o da quello di acquisto dell’abitazione, e da altra documentazione rilasciata dalla banca (ad esempio una comunicazione con il conteggio degli interessi pagati nell’anno). Se la motivazione non è contenuta nel contratto di compravendita, ovvero nel contratto di mutuo, e qualora anche la banca mutuante non sia in grado di rilasciare una espressa dichiarazione in cui sia attestata la motivazione del mutuo, il contribuente potrà ricorrere alla dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. In tal caso, il soggetto che presta l’assistenza fiscale riconosce la detrazione degli interessi passivi sulla base dell’autodichiarazione.
Il Fisco fornisce delle istruzioni anche nel caso di mutui misti, ad esempio mutui stipulati per l’acquisto e per la ristrutturazione dell’abitazione principale. Anche in questo caso il contribuente, per distinguere la differente finalità e i relativi importi, per non perdere la detrazione degli interessi, può produrre una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà nella quale sia attestato quale somma sia imputabile all’acquisto dell’abitazione e quale alla ristrutturazione.
Una volta sistemato questa parte documentale si possono dormire sonni tranquilli? Sì, ma bisogna ricordare che l’Agenzia delle entrate può procedere a verifiche e controlli su quanto presentato dai contribuenti in dichiarazione dei redditi. Si chiamano controlli documentali e di solito sono annunciati con una lettera dell’Agenzia che espone le perplessità del fisco sulle voci presentate. Se ci si avvale di un professionista o di un Caf e si presenta il modello 730, questa parte è affrontata dagli intermediari che comunque possono contattare il contribuente, informarlo e chiedergli l’esposizione dei documenti. Se il contribuente ha compilato il modello 730 precompilato e ha modificato le voci legate alle detrazioni, ci si potrebbe aspettare una richiesta di approfondimento dell’Agenzia delle entrate.
Nel caso in cui, infine, la somma che il Fisco deve restituire al contribuente superi l’importo dei 4000 euro (pensiamo ad esempio a una dichiarazione in cui siano esposti i rimborsi per gli interessi passivi, per le spese di ristrutturazione e per il bonus energia) il controllo sarà automatico. Nulla da temere se non la possibilità che il desiderato rimborso nella busta paga di luglio ritardi fintanto che l’Agenzia delle entrate non sia sicura dei calcoli e conteggi.
23 July 2019 di Cristina Bartelli
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