Mutui in crescita ma i costi restano elevati
18 nov 2025 | 2 min di lettura | Pubblicato da Cristina B.

Crescono i mutui erogati ma non cala il costo per i mutuatari. Una ricerca della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) analizza l’andamento delle decisioni delle singole banche nel recepimento delle scelte della Banca centrale europea sul costo del denaro. Al taglio dei tassi non corrisponde un calo altrettanto rapido dei costi dei finanziamenti.
I mutui erogati
Lo stock erogato di mutui, spiega Fabi, è cresciuto nell’ultimo anno del 6,2%, di oltre 25 mld, passando da 410,3 mld a 435,7 mld. Nel solo 2025, la crescita è stata di 12,8 mld ma non è calato il costo del credito. “Se, infatti, la Bce ha portato i tassi ufficiali dal 4,50% del 2023 al 2,00% nell’estate del 2025, il costo medio dei mutui in Italia è rimasto elevato: i tassi effettivi applicati dalle banche si sono stabilizzati tra il 3,6% e il 3,8%, con il taeg medio che a settembre 2025 si attesta al 3,71%. Il differenziale tra il tasso di riferimento della Bce e gli interessi bancari resta dunque di circa 171 punti base, a fronte di uno spread nullo nel settembre 2024, quando i tassi ufficiali e quelli di mercato avevano quasi coinciso”.
Non si è assistito, dunque, al trasferimento del taglio del costo del denaro dalle banche ai mutuatari. Le banche hanno scelto di mantenere i margini d’interesse a livelli elevati, rallentando la discesa dei tassi sui nuovi finanziamenti.
Atteggiamento prudente
Un atteggiamento prudente, spiega ancora Fabi, motivato da diversi fattori: quadro macroeconomico internazionale ancora instabile, rischio di nuove tensioni geopolitiche e volontà di difendere la redditività dopo anni di forte volatilità. La conseguenza è una trasmissione imperfetta della politica monetaria: la Bce ha preso decisioni nella direzione di svolta espansiva, ma gli effetti sull’economia reale, e in particolare sull’accesso al credito delle famiglie, restano percepiti in misura ridotta.
Il divario tra tassi ufficiali e tassi applicati si traduce in una perdita di efficacia della strategia di stimolo monetario, con il rischio di penalizzare le fasce più vulnerabili della popolazione, che rimangono più esposte alla necessità di rinegoziare o accendere nuovi mutui. Per Fabi, però, è positivo il segnale proveniente dal mercato dei finanziamenti per la casa, che dopo due anni di contrazione ha invertito la rotta. Dai 420,8 miliardi di maggio 2024, valore minimo dell’ultimo biennio, si è vista la risalita fino a 435,7 miliardi a settembre 2025, con un incremento medio di oltre un miliardo al mese.
Per i mutui, si è creata in buona sostanza una asimmetria finanziaria tra decisioni centrali, banche e consumatore.
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