Manovra di bilancio. Detrazione mutui a rischio?

Nelle ultime ore l’attenzione del Paese, delle istituzioni internazionali e dei mercati si è concentrata sulla manovra di bilancio per l’anno 2019, che il Governo sta predisponendo dopo l’intesa trovata sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza discusso nel consiglio dei ministri del 27 settembre scorso.

Tra le diverse soluzioni ipotizzate per il reperimento delle risorse, necessarie a finanziare le misure prospettate dall’esecutivo (stop agli aumenti dell’Iva, introduzione del reddito di cittadinanza, riforma legge Fornero, taglio dell’Irpef per le partite Iva e dell’Ires per gli utili reinvestiti), c’è anche la revisione delle cosiddette tax expenditur, ovvero le  detrazioni e le deduzioni fiscali vigenti nel nostro ordinamento. Una vera e propria giungla normativa che lo scorso anno contava ben 466 voci di spesa, andate ad accumularsi in maniera farraginosa e poco coordinata nel corso degli ultimi 30 anni e che pesano per ben 54 miliardi di euro all’anno sulle casse pubbliche.

Una revisione ragionata delle spese fiscali, volta a rimodulare l’entità effettiva degli aiuti e a eliminare quelli inefficaci o divenuti ormai obsoleti, è stata prevista dalla legge già nel 2011. I diversi governi che da allora si sono succeduti non sono però mai riusciti a mettere mano in maniera analitica alle tax expenditures, anche alla luce dell’iniziale difficoltà dovuta alla mancanza di un’adeguata mappatura delle stesse (a tale scopo sono state istituite diverse commissioni ministeriali per il loro monitoraggio).

Oggi come oggi, la necessità di reperire risorse nel bilancio pubblico per coprire le nuove misure e la mancanza di tempo potrebbero pertanto portare a un intervento più drastico, meno “raffinato” ma immediato, cioè quello del taglio lineare. Si tratta di una riduzione percentuale in misura fissa applicabile indistintamente a tutte le agevolazioni, senza calibrare gli interventi caso per caso.

Tra queste rientra naturalmente anche la detrazione Irpef sui mutui, prevista dall’articolo 15 del Testo unico delle imposte sui redditi. Oggi il beneficio è pari al 19% degli interessi passivi pagati alla banca, aumentati degli eventuali oneri accessori, applicabile su un massimo di 4.000 euro all’anno. Lo sconto fiscale ottenibile può arrivare così a 760 euro annui, anche se secondo i dati ufficiali del Mef la media si attesta intorno ai 270 euro pro-capite. Si tratta comunque di una delle detrazioni più utilizzate dagli italiani, se si pensa che a beneficiarne sono circa 3,8 milioni di contribuenti, per un controvalore economico di un miliardo di euro all’anno.

Se si verificasse una stretta sulla detrazione, chi ha in corso un mutuo (o sta per sottoscriverne uno) andrà incontro a un rincaro dell’esborso effettivo, poiché diminuirebbe la quota di interessi recuperabile in dichiarazione dei redditi. Naturalmente sarà necessario capire quali saranno le prossime mosse del Governo. La manovra dovrà essere presentata nelle prossime settimane alle istituzioni UE e al parlamento, per essere approvata entro la fine dell’anno ed entrare in vigore il 1° gennaio 2019.

3 October 2018 di

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