Il mercato dei mutui cresce?
Rimbalza sulle prime pagine dei giornali la “buona notizia” della ripresa del mercato dei mutui e della sua crescita, anche se come sempre si tratta di dati da prendere con le pinze.
Le ultime arrivano dall’Abi, che segnala come nei primi nove mesi del 2014 i mutui attivati ed erogati abbiano registrato un aumento del 29,4%, cavalcando l’onda del taglio dei tassi Bce, risultato in una grossa riduzione degli spread bancari e nella diversificazione nell’offerta di formule di finanziamento da parte degli istituti di credito erogatori di questo tipo di servizio.
I più amati dagli italiani, come da tempo accade, sono stati i mutui a tasso variabile, che hanno rappresentato il 79,4% dei mutui totali erogati dall’inizio del 2014. Un trend crescente che prosegue quello degli scorsi anni: nei primi tre trimestri del 2012 la percentuale di mutui a tasso variabile pesava per il 69,4% del totale, mentre nello stesso periodo del 2013 si saliva al 77,1%.
Questo trend potrebbe proseguire ancora negli ultimi anni, perché, data la situazione, è da escludere un aumento di tassi di interesse europei nell’immediato futuro. Tuttavia un’inversione di tendenza, e una conseguente preferenza accordata ai tassi fissi, è senz’altro da attendersi nei prossimi tempi. Secondo alcuni osservatori, peraltro, questo cambiamento di gusti sarebbe già imminente, se non in atto.
Considerato il campione Abi, composto da 84 banche, ovvero l’80% del numero totale di istituti di credito italiani, tra gennaio e settembre 2014 l’ammontare totale delle erogazioni è stato di 17,5 miliardi di euro, contro i 13,6 dello stesso periodo dello scorso anno e i 15,5 del 2012.
Si tratta comunque di dati aggregati sui nove mesi; perché se si considerano singolarmente i trimestri, ci si accorge che, ad esempio, la differenza tra il primo trimestre 2014 e lo stesso trimestre del 2013 è stata negativa (4,84 miliardi contro 4,95, come risulta dai dati di Bankitalia).
Da Banca d’Italia risultano anche altre incongruenze rispetto all’ottimismo dell’Associazione Bancaria Italiana, leggendo per esempio tra le righe della nota inviata lo scorso 29 ottobre, dalla quale si intuisce un panorama di prestiti italiani tutt’altro che roseo.
Le condizioni di offerta di prestiti alle famiglie finalizzati all’acquisto di abitazioni, scrive infatti Via Nazionale, è rimasta sostanzialmente invariata anche nel terzo trimestre, perché l’influenza positiva della maggiore concorrenza innescatasi tra le banche a seguito del calo degli spread sui mutui è stata compensata in negativo da un peggioramento delle prospettive di mercato degli immobili residenziali, con conseguente riduzione dei margini sulla media dei prestiti.
Di contro, però, anche Banca d’Italia riconosce che, sebbene gli istituti di credito tengano ancora stretti i cordoni della borsa, sono in tante le famiglie che vorrebbero approfittare del calo dei prezzi delle case per acquistarne una, stipulando mutui magari meno gravosi. La domanda di prestiti per l’acquisto di una casa ha infatti segnato un aumento considerevole in un anno: un anno fa l’indice della domanda da parte delle famiglie si aggirava sullo 0, nel 2014 il valore è oltre lo 0,2 (considerati valori che oscillano tra -1 e 1). Chiedere, tuttavia, non significa ottenere, quindi il dato sulle famiglie testimonia solo un aumento della voglia di acquistare, ma non dell’effettiva possibilità di farlo.
Infine, va considerato che una grossa fetta di cosiddetti “nuovi mutui” erogati sono in realtà surrogheo sostituzioni, le cui richieste sono in vetta alle classifiche della domanda di finanziamenti per la casa; tuttavia, la rinegoziazione di un mutuo non può certo considerarsi come un movimento di crescita all’interno di questo mercato.
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