Diminuiscono le detrazioni mutui
Tagli sì. Tagli no. Tagliola certamente in arrivo per gli oltre 3 milioni di mutuatari italiani che detraggono dalla propria dichiarazione dei redditi gli interessi passivi pagati sul prestito per l’acquisto di casa. È la legge di stabilità varata dal Governo Monti a introdurre questa stretta sugli sconti fiscali dopo giorni di dichiarazioni e smentite sull’effetto retroattivo della sforbiciata sulle detrazioni previste già dal 2012.
Le brutte notizie per gli italiani alle prese con la restituzione delle rate per l’acquisto della prima casa si trovano nelle due novità introdotte dalla legge: la nuova franchigia e il tetto alle detrazioni.
La normativa, rivolta solo ai contribuenti che hanno un reddito superiore ai 15.000 euro, prevede di portare in detrazione spese superiori solo a 250 euro (dalla precedente franchigia di 129,11 euro) e riduce il plafond totale su cui calcolare il 19%. Si passa così da 4.000 euro agli attuali 3.000 euro.
Numeri alla mano, l’importo complessivo che si potrà scaricare ogni anno dall’Irpef sul 730 o dall’Unico scende da 760 euro a 570. Si tratta cioè di 190 euro in meno. Ma questa perdita non riguarderà solamente i mutui. La legge di stabilità ha, infatti, deciso di far rientrare nel tetto dei 3.000 euro tutti gli sconti in grado di far recuperare i crediti d’imposta che risultano dalla dichiarazione dei redditi.
Così, se fino allo scorso anno è stato possibile usufruire di una detrazione dal reddito delle persone fisiche del 19% per le spese sul mutuo (per un valore massimo di 760 euro), ma anche quelle per l’assicurazione sulla vita (1.291,1 euro), per le spese universitarie (nessun limite), per le funebri (1.500 euro), per l’intermediazione immobiliare per l’acquisto della casa (1.000 euro), per l’attività sportiva dei figli (detrazione per una spesa massima di 210 euro), per il veterinario (387,34 euro), per l’affitto dei figli universitari fuori sede (2.633 euro) o per le detrazioni sui versamenti di erogazioni liberali, da quest’anno invece bisogna conteggiare tutte queste voci nello stesso tetto massimo. Quindi, nel caso in cui i soli interessi passivi del mutuo facciano già superare l’importo totale fissato a 570 euro, le altre spese non potranno essere scaricate.
È evidente che gli sconti fiscali del mutuo esauriscono il tetto complessivo fissato dalla manovra visto che, secondo l’Agenzia del Territorio, nel 2011 gli italiani in media hanno contratto un prestito di 135.000 euro al tasso del 3,37% con una rata di 700 euro. Un importo totale che supera abbondantemente il plafond fissato per la dichiarazione dei redditi del prossimo giugno.
Tanto che, secondo primi dati diffusi, si calcola che sul totale dei mutuatari che chiederanno al Fisco il bonus sulla detrazione degli interessi passivi del mutuo, almeno l’85% rientrerà nelle nuove regole, dichiarando più di 15mila euro.
Decisamente peggio va ai nuovi mutuatari. Ai 190 euro in meno persi sul rimborso del prestito di casa, vanno aggiunti anche tutti gli altri bonus che non possono essere scaricati perché già si è raggiunto il tetto dei tremila euro. Basti pensare agli oneri e alle spese legate all’accensione del prestito, come all’atto notarile, all’istruttoria bancaria, alla perizia, alla fattura della mediazione immobiliare e alla cancellazione dell’ipoteca.
Va, infine, sottolineato che la normativa che introduce il tetto di 3.000 euro delle somme su cui si possono chiedere le detrazioni non ingloba le spese sanitarie che restano, quindi, escluse dal conteggio della soglia. Mentre non rientrano nella franchigia dei 250 euro i contributi previdenziali e assistenziali, quelli per la previdenza complementare e quelli per le colf.
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