Il diritto negato: quando comprare casa è “impossibile”
19 feb 2025 | 2 min di lettura | Pubblicato da Rosaria B.

Da “sogno collettivo” la casa sta diventando un “diritto negato”. Lo afferma l’Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili) nel suo ultimo “Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni”. Per arrivare a una conclusione così perentoria, il centro studi dell’organizzazione ha sviluppato un indice di accessibilità, andando oltre il prezzo delle case. Alcune città, infatti, hanno costi immobiliari più alti rispetto ad altre ma possono essere, allo stesso tempo, più sostenibili perché i suoi cittadini guadagnano di più.
Quando comprare è impossibile
Per creare l'indice, l’Ance ha confrontato la quota di reddito disponibile che le famiglie devono destinare al pagamento delle rate del mutuo per l’acquisto di un’abitazione. Dalle elaborazioni emerge che per i nuclei meno abbienti (ossia il 20% delle famiglie con il reddito più basso) l’acquisto della casa è in media “economicamente insostenibile”. Il valore dell’indice, infatti, supera abbondantemente la soglia ritenuta accettabile del 30%, raggiungendo il 38,8% su base nazionale.
Nei centri metropolitani, poi, si arriva a picchi che confermano come la casa sia diventata un miraggio: a Milano le famiglie meno abbienti dovrebbero dovrebbero al mutuo l’82,9% del proprio reddito disponibile. A Roma e a Firenze occorrerebbe il 61%.
Le famiglie della “zona grigia”
Il problema non riguarda solo i nuclei a basso reddito. Comprare casa è diventato un problema anche per molte famiglie della cosiddetta fascia grigia, ossia quelle con un Isee fino a 35mila euro, troppo alto per accedere all’edilizia popolare ma spesso non sufficiente per trovare un alloggio.
In questi casi, la rata del mutuo assorbe - in media - il 24,9% del reddito disponibile. Ma, anche in questo caso, con picchi metropolitani insostenibili, al 54% a Milano e al 40% a Napoli e Firenze.
L’affitto è un’alternativa?
“Per molte famiglie l’acquisto di un’abitazione è, nella realtà, impossibile”, spiega l’Ance. L’unica alternativa è l’affitto. Ma, anche in questo caso, c’è una fetta importante di popolazione che rimane esclusa. Nei capoluoghi, le famiglie meno abbienti devono destinare il 36,1% del proprio reddito disponibile al canone annuo di un immobile “tipo” (da 80 metri quadri). Con picchi che raggiungono il 70% a Milano e il 60% a Roma e Firenze.
Per le famiglie della fascia grigia in affitto, invece, l’emergenza rimane circoscritta alle grandi città, definite dall’Ance come “proibitive”. Basti considerare che, per le città di Napoli, Roma, Firenze e Milano, la quota di reddito da destinare al pagamento del canone oscilla tra il 34% e il 46%.
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