È finita l'era dei tassi ai minimi?

L'impatto principale sui mutui a tasso fisso
Pubblicato il 22 April 2021
Finisce anche l'era dei tassi ai minimi storici? Pare di sì, almeno stando alle previsioni e ai segnali che non sono granché incoraggianti.
Da inizio anno, infatti, si assiste ad un costante rialzo dei tassi: anche i mutui, dunque, in primis i mutui prima casa, hanno iniziato a salire.
La colpa potrebbe essere la ripresa dei mercati Usa, con il rendimento del TNote decennale Usa balzato oltre l’1,6%. In Europa i segnali sono ancora lievi, e i rincari non particolarmente drammatici: attenzione, però, dicono gli esperti, perché nei prossimi mesi, complice, magari, il ritorno all'inflazione, i tassi d'interesse continueranno a salire.
Lento rialzo dei tassi: a rischio i mutui col fisso
Come evidenziato dall'Abi, al momento il tasso medio sui mutui è sceso dal 2,26% di gennaio al 2,24% di febbraio: quasi il 4% in meno rispetto al periodo pre-crisi, cioè al 2007, quando il tasso era al 6,18%.
La tendenza all'aumento dei mutui non si è ancora generalizzata, ma qualche effetto c'è stato sui mutui a tasso fisso con le scadenze più lunghe, quelle tra 20 e 30 anni, che sono anche i tipi di mutui più diffusi, interessando la metà delle operazioni delle banche.
Il segnale, dunque è di quelli da non sottovalutare. Tutto fermo, invece, per i tassi variabili: l'indice Euribor a uno o tre mesi, il loro benchmark tradizionale, non si muove dai valori degli ultimi trimestri e rimane con valore negativo di mezzo punto percentuale.
Riparte la competizione col variabile
Mentre l’Euribor a tre mesi non si muove, dunque, l’Eurirs dà segni di rialzo da inizio 2021: +41 punti base sull'indice a vent'anni, +48 punti base a 30 anni. Tutto questo, in soldoni, significa maggiori interessi.
Secondo gli esperti, l'aumento degli interessi sul tasso fisso, che rappresenta il 90% dei mutui erogati, potrebbe far scattare di nuovo la competizione con il tasso variabile: quest'ultimo, fermo da ottobre 2020 sotto il -0,5%, potrebbe diventare particolarmente appetibile, con uno spread tra le due classi di mutui che ha superato i 30 punti base.
Sempre secondo gli esperti, il rialzo dei tassi d'interesse, se da una parte non è un segnale negativo (perché evidenzia che i mercati credono nella ripresa dell’economia italiana) d'altra parte comporta che chiunque abbia contratto o intenda contrarre un mutuo potrebbe trovarsi di fronte a rate più salate.
Crif, +9,6% mutui nel primo trimestre
Se queste sono le notizie preoccupanti, quelle buone riguardano i numeri delle richieste di nuovi mutui e surroghe. Secondo l'ultimo Barometro Crif riguardante i dati del primo trimestre 2021, l'incremento complessivo è del +9,6% rispetto allo stesso periodo del 2020.
Secondo Crif, dopo un inizio d'anno col freno a mano, in scia all'andamento negativo dell'ultimo trimestre del 2020, il mercato dei mutui e delle surroghe è cresciuto soprattutto per merito dell'aumento delle richieste di marzo (+55,8%).
Un dato, però, a sua volta non del tutto veritiero, diciamo così, perché paragonato a quello del mese di marzo 2020 che, in pieno lockdown, aveva visto lo stop all'operatività. Quello del primo trimestre è un segnale incoraggiante ma, ancora più incoraggiante è il numero delle richieste complessive, quel +9,6% che rappresenta il più alto rialzo degli ultimi nove anni.
Altro segnale incoraggiante: l'incremento del 2,6% dell'importo medio richiesto, a 136.656 euro, anche in questo caso il valore più elevato dal 2013.
La soluzione preferita è un importo tra 100.000 e 150.000 euro, che rappresenta il 30% del totale: al secondo posto, con il 25% del totale, rimane l'importo tra 150.000 e 300.000 euro.
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Il profilo dell'autore

Franco Canevesio Franco Canevesio, genovese, è giornalista professionista specializzato in economia e Borsa.
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