Mutui variabili: si punta ad allungare la durata per diluire le rate
Le singole banche hanno iniziato a prendere iniziative per sostenere le famiglie che hanno scelto il mutuo a tasso variabile e si sono trovate travolte dagli aumenti delle rate. Dopo Intesa e Unicredit è arrivato il via libera di Antonio Patuelli, presidente dell’associazione delle banche italiane, Abi, sulle modifiche ai piani di ammortamento sul fronte durata.
Ecco cosa può succedere e quali sono le regole della Bce da considerare secondo un vademecum predisposto da Fabi.
Le offerte delle banche
Le proposte da parte delle banche sono svariate. Si va dal possibile allungamento dei tempi di rimborso dei mutui a tasso variabile, all’inserimento di un tetto massimo di variazione dei tassi, fino alla sospensione temporanea del pagamento della quota capitale delle rate dei mutui a tasso variabile e/o fisso.
Ora arriva anche l’iniziativa avviata da Intesa e Unicredit di allungare il prestito in modo che la stessa cifra sia ripartita in un numero maggiore di anni a condizione che il prestito che viene ristrutturato con la variazione che supera l’1% sia considerato deteriorato.
Le modifiche ai piani di ammortamento non sono a costo zero
Le soluzioni offerte, però, non sono gratis. Si interviene sul piano di ammortamento del prestito e dunque bisogna valutare l’impatto rispetto alle caratteristiche del mutuo e della durata della sospensione richiesta. Sospendere lo ricordiamo non vuol dire annullare o scontare la rata ma spostarne in avanti il saldo di quella cifra nonché della durata della sospensione richiesta. L’allungamento delle rate comporta un maggior esborso in termini di interessi e può precludere, alla clientela, di beneficiare a pieno di un eventuale, e probabile, calo dei tassi nel medio-lungo periodo.
Le regole sul default
Altro aspetto fondamentale sono le regole in materia di default – che sono state modificate a partire dal 1 gennaio 2021 con la pubblicazione di un Regolamento dell’Unione europea e specifiche linee guida da parte delI’Eba – finalizzate a uniformare i criteri di classificazione a default. I casi previsti sono: ritardo di oltre 90 giorni consecutivi, limite 100 euro e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per un cliente privato o pmi, limite di 500 euro per le imprese e superiore all’1% dell’esposizione verso il gruppo bancario per le imprese. In passato, non esisteva una soglia minima, la soglia era pari al 5% ed era possibile la compensazione con altre linee di credito non utilizzate.
Nei casi in cui una banca decide di proporre una soluzione di allungamento dei piani di rimborso del prestito (ciò equivale ad una ristrutturazione del debito) è necessario fare attenzione anche a queste regole. Il rischio è che la modifica del piano di ammortamento per l’allungamento del prestito equivalga a un ritardo nel pagamento del debito e se questo avviene il debitore viene classificato in default con conseguenze per la banca (aumento dei crediti deteriorati e accantonamenti) e per la clientela (difficoltà di accesso a nuovo credito).
L’apertura ai mutui variabili più lunghi
L’apertura del sistema banche è arrivata dal presidente dell’associazione durante l’assemblea annuale il 5 luglio: "Le banche in Italia mantengono quasi i due terzi dei mutui a tasso fisso, con tassi di raccolta in continuo aumento” ha ricordato Patuelli che ha aggiunto, “e, su richiesta, possono allungare la durata dei mutui per chi è in regola con i pagamenti o realizzare surroghe". È quanto ha detto il presidente dell'Abi Antonio Patuelli all'assemblea dell'Abi.
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