Mutui: primi segnali di calo del tasso fisso

Dopo le turbolenze del 2023, si intravede per il 2024 una inversione di tendenza per chi ha un finanziamento per l’acquisto della casa. La Banca Centrale Europea, dopo i continui rialzi, ha deciso di non ritoccare il costo del denaro a dicembre, decisione in verità già annunciata e che i mercati si aspettavano. L’Euribor, il parametro utilizzato per indicizzare i mutui a tasso variabile, aveva comunque già iniziato a frenare la sua corsa.

La Bce il 14 dicembre ha mantenuto, dunque, i tassi invariati, rinviando la decisione dei tagli per il futuro. Al 14 dicembre si è determinato così un valore per il tasso sui rifinanziamenti principali fermo al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. È la seconda pausa consecutiva nel ciclo di rialzi cominciato a luglio 2022. Secondo i calcoli di Facile.it, da gennaio 2022 a oggi le rate sono cresciute fino al 65%, con un aggravio complessivo di oltre 3.100 euro.

Primi segnali di calo

Gli occhi sono puntanti tutti al 2024 quando, secondo alcuni esperti, si inizierà a registrare un calo dei tassi. Il Corriere della Sera riporta che il primo segnale, come detto è per l’Euribor, fermo intorno al 4%, mezzo punto in meno rispetto a quello della Banca Centrale. Ma i riflettori sono puntati sull’Euris, il parametro utilizzato per il calcolo dei mutui a tasso fisso. Il tasso fisso fino a 30 anni, calcola il Corriere, costa circa 150 centesimi meno del variabile.

Quindi torna la scommessa su cosa scegliere tra fisso e variabile. Il discorso deve essere improntato alla cautela e all’analisi delle proprie disponibilità dal momento che sui mutui e sull’andamento dei tassi non si può avere la palla di vetro. In prospettiva, se si scegliesse oggi il tasso variabile, secondo l’esempio riportato dal Corriere, si avrebbe sì un calo ma con dei costi un po’ più elevati rispetto alla scelta sul tasso fisso.

Il mercato immobiliare

Intanto sul fronte dell’andamento del mercato immobiliare la fotografia per il 2023 l’ha scattata come di consueto l’Osservatorio del mercato immobiliare Omi, dell’Agenzia delle entrate. Abbiamo avuto modo di parlarne e così ricordiamo che il mercato immobiliare residenziale nel terzo trimestre del 2023, con circa 18mila abitazioni in meno compravendute in ambito nazionale rispetto all’analogo trimestre del 2022, registra ancora una volta un segno di variazione annua negativo (-10,4%), ma più contenuto rispetto a quello registrato nel secondo trimestre (-16%).

Sono state circa 157mila le compravendite immobiliari residenziali effettuate tra luglio e settembre 2023, oltre il 31% concentrate nei comuni capoluogo di provincia, che mostrano un calo di un punto rispetto al dato nazionale. Osservando le variazioni per mese, la flessione maggiore si osserva in agosto (-13,5%), più marcata in corrispondenza delle città capoluogo (-16,3%).

Il sondaggio di Bankitalia

Un altro tassello sulle prospettive del mercato immobiliare lo fornisce Banca di Italia che ha svolto un sondaggio presso gli agenti immobiliari per sondare le caratteristiche del mercato. Ebbene è emerso che nel terzo trimestre 2023 si sono registrati livelli di difficoltà da parte dei clienti nell’ottenere un mutuo con una percentuale elevata del 34,4%. Le principali cause che hanno portato la cessazione dell’incarico a vendere restano due: valore delle offerte ricevute, ritenuto non idoneo da parte di chi vende e prezzo richiesto, giudicato elevato dai compratori.

2 January 2024 di

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