Gli interessi resteranno bassi
Interessi attesi ancora molto bassi nell’Eurozona. Parola di Mario Draghi, il presidente della Banca Centrale Europea, che nel suo discorso dell’8 settembre ha comunicato un sostanziale nulla di fatto nella situazione monetaria dell’Unione. “Continuiamo ad attenderci tassi di interesse pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo e ben oltre l’orizzonte degli acquisti netti di attività”. In altre parole: il quantitative easing, ovvero l’immissione di liquidi da parte di Francoforte nell’economia europea attraverso l’acquisto di titoli di Stato, andrà avanti ancora per parecchio tempo.
Che effetto avrà questo sui tassi dei mutui? Naturalmente, con il parallelismo che spesso abbiamo sottolineato, se i tassi bancari restano bassi, tali resteranno anche quelli sui mutui. Il che vuol dire che sarà sempre più conveniente, da oggi in poi, chiedere un prestito per acquistare mattone. E potrebbe essere quindi conveniente addirittura rischiare di stipulare mutui a tasso variabile, dato che, a quanto pare, il costo del denaro continuerà a sprofondare oltre i minimi. Anche se, probabilmente, il tasso fisso resta comunque la scelta più prudente ai livelli attuali.
Livelli che, almeno in Italia, per quanto bassi pare non siano però abbastanza bassi rispetto al resto d’Europa. Denunciano infatti Adusbef e Federconsumatori, citando l’ultimo bollettino BCE, che i tassi sui mutui italiani restano più cari della media europea. Se a casa nostra i prestiti per l’acquisto dell’abitazione costano infatti il 2,51%, nel resto dell’Unione i tassi in media sono del 2,02%, lo 0,49% in meno, che tradotto significa, per ogni 100 mila euro di erogato per un mutuo ventennale, oltre 5.600 euro di interessi sborsati in più. Per trovare i mutui più convenienti in assoluto, pare, occorre trasferirsi in Finlandia, dove i tassi sono di poco superiori all’1%. L’Irlanda, invece, è messa peggio di noi con oltre il 3%.
Tuttavia, la domanda di mutui in Italia non si ferma, anzi, secondo il Barometro Crif accelera in agosto facendo registrare un incremento dell’11,5% annuo, dopo due mesi estivi in area negativa. Si contrae però l’importo medio erogato, fermo a 121.918 euro, il minor valore registrato nel 2016. Anche in questo caso, sono le sostituzioni a sostenere il mercato delle erogazioni: non si tratta, quindi, esclusivamente di numeri che si riferiscono a nuovi contratti.
Secondo Crif, nel mese di agosto l’importo maggiormente richiesto si concentra tra i 100 e i 150 mila euro, che rappresentano quasi il 30% del totale, mentre oltre il 27% è costituito dalle domande di mutui di importo inferiore a 75 mila euro.
Infine, le durate lunghe, meno onerose sul reddito mensile, restano le preferite dagli italiani: nel 67% dei casi si tratta di mutui di durata superiore ai 15 anni (il 23,8% arrivano a 20 anni).
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