Crollano le erogazioni dei mutui

Mutui come un miraggio e mattone stagnante. Questa la fotografia ufficiale scattata negli ultimi giorni da due importanti Osservatori: quello sul credito al dettaglio di Assofin, Crif e Promteia e quello Nomisma sul mercato immobiliare.

I numeri, purtroppo molto brutti, valgono più di tante parole.

Iniziamo dai prestiti per la casa. Se nel 2011 le erogazioni dei mutui immobiliari sono crollate del 9,1% rispetto all’anno precedente, nei primi tre mesi del 2012 la percentuale è addirittura precipitata con i finanziamenti in caduta del 47%.

In particolare, sono stati i prestiti richiesti per la ristrutturazione, la liquidità, il consolidamento e la surroga e sostituzione a trascinare giù a picco il comparto visto che sono passati da un -24,9% del 2011 a un -80% nel primo trimestre dell’anno. Ma a risentirne maggiormente è stata soprattutto la surroga. È evidente che con l’irrigidimento dei criteri di concessione delle banche, che a causa della crisi hanno chiuso i rubinetti del credito agli aspiranti mutuatari e con lo spread (vale a dire il guadagno che gli istituti applicano sul finanziamento) ben superiore al 3% (il doppio rispetto ad un anno fa), questa operazione risulti poco attraente. È, infatti, pressoché improbabile con l’attuale mercato trovare un prodotto più conveniente di quello che già si possiede.

Aggiungiamo un altro dettaglio importante. A scoraggiare gli italiani alle prese con la sottoscrizione di un mutuo è stato anche l’abbassamento registrato dalla quota di prestito erogato. Il loan to value all’80% è, infatti, oggi una chimera o comunque un bel ricordo dei tempi passati quando, entrando in banca, si dava per scontato ottenere i tre quinti del prestito. Tanto che nel 2011 solamente il 5% degli italiani ha ottenuto l’80% del valore, contro l’11% del 2010.

Ma la cartina di tornasole di questo mercato diventano soprattutto i tassi di interesse. La domanda amletica che serpeggia tra i mutuatari, e cioè se scegliere un mutuo fisso o variabile, con questa crisi sembra aver trovato una risposta: l’incertezza spinge gli italiani a sottoscrivere un prestito al riparo da eventuali colpi di coda dei tassi. Il fisso e il misto risultano, infatti, i preferiti dal 27% di quanti hanno sottoscritto un mutuo nei primi tre mesi del 2012. Anche se la percentuale di chi continua ad optare per il più rischioso ma conveniente variabile è il 46%.

In fine di conti come dargli torto? Il mercato non prevede per i prossimi anni un aumento dell’Euribor, cioè il tasso di riferimento a cui viene stipulato un mutuo a tasso variabile. Tanto che gli esperti indicano che l’Euribor a 3 mesi continui a scendere fino al 2013 per toccare quota 1,9% solamente nel 2017. Va ricordato che attualmente il valore è al nuovo minimo storico dello 0,48%, più di un punto e mezzo al di sotto dell’Eurirs, il tasso di riferimento del mutuo fisso.

Beati, quindi, i mutuatari visto che gli altri che aspirano a diventarlo non potranno beneficiare di questi tassi così bassi con le porte delle banche che potrebbero restare chiuse fino a tutto il prossimo anno, quando - secondo Assofin, Crif e Prometeia, i prestiti per l’acquisto delle abitazioni dovrebbero tornare a crescere seppur lentamente.

Intanto a risentire profondamente del preoccupante crollo del numero di mutui concessi alle famiglie è il settore immobiliare. Come si è ben capito non è, infatti, la voglia di acquistare una casa ad essersi affievolita. Il sogno italico resta sempre quello di vivere nella casa di proprietà. Ovviamente, però, se manca il sostegno delle banche difficilmente si riesce a rogitare con i soli risparmi personali. Tanto che - spiega Nomisma - nel 2011 le compravendite stanno tornando ai livelli degli anni ‘90 assestandosi poco sotto quota 600.000. Ma per quest’anno si prevede un’ulteriore contrazione a due cifre: -11%. In altre parole, il boom del mattone registrato negli ultimi 15 anni rischia di veder vanificati tutti i risultati positivi raggiunti.

Eppure una nota stonata in questo contesto si registra. Alla crisi del comparto sembrano non adeguarsi i prezzi delle case che restano ancora elevati. Basti pensare che i prezzi sono scesi solo dell’1,9% negli ultimi sei mesi e del 3,5% su base annua. Tanto che analizzando le città più importanti si scopre che solo applicando uno sconto del 13,3% dal prezzo iniziale si riesce a vendere casa dopo sette mesi. Negli altri casi gli immobili restano con il cartello vendesi.

13 July 2012 di

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