Cambiamenti in vista per Euribor
I mutuatari alle prese con la restituzione di un prestito per la casa a tasso variabile lo conoscono benissimo. I più avranno passato notti insonni prima di decidere se affidare il proprio destino (di proprietario di casa) a questo parametro, piuttosto che all’Eurirs.
Stiamo, infatti, parlando dell’Euribor, vale a dire il tasso di riferimento al quale le banche di Eurolandia si scambiano denaro sul mercato interbancario e che viene utilizzato per calcolare il costo delle rate dei mutui o quelle dei prestiti.
Il suo valore viene calcolato ogni mattina sulla base delle rilevazioni di un panel formato da 44 banche distribuite in 15 stati membri più Ubs (sede Lussemburgo), Citibank, Jp Morgan Chase e Bank of Tokyo/Mitsubishi. Le banche italiane che concorrono sono Intesa SanPaolo, Unicredit e Montepaschi.
Ma negli ultimi giorni, oltre ad arrivare buone notizie su questo valore - dopo il taglio del costo del denaro deciso dalla Banca centrale europea, l’Euribor a tre mesi è sceso al nuovo minimo storico dello 0,46% contro l’1,34% segnato il primo gennaio 2012 - la cronaca finanziaria ci racconta anche di un’altra storia meno positiva che parte dall’Inghilterra e rischia di coinvolgere il Vecchio Continente.
Tutto ruota attorno al Libor, l’omologo inglese dell’Euribor utilizzato per calcolare i tassi applicati su prestiti a famiglie e su contratti derivati.
La storia è nota. Dopo una lunga indagine, agli inizi di luglio la Barclays, una delle più importanti banche mondiali, ha ammesso che dal 2005 al 2009 alcuni suoi dirigenti hanno manipolato le quotazioni degli indici Libor. Il motivo è chiaro: allineare le strategie di trading delle banche per trarre profitto. In pratica, innalzando il tasso anche di qualche centesimo si smuove un giro d’affari impressionante. Basti pensare che sono legati al Libor più di 350mila miliardi di dollari in titoli e prestiti. La Barclays ha, quindi, patteggiato pagando una multa milionaria, rinnovando anche i vertici del Gruppo dopo le dimissioni dell’amministratore delegato.
Uno scandalo che, tuttavia, non solo ha coinvolto gli istituti bancari inglesi, ma che ora - riporta il quotidiano finanziario britannico Financial Times - rischia di allargarsi e investire anche l’Euribor con almeno quattro grandi banche: l’inglese Hsbc, le francesi Crédit Agricole e Société Générale e la tedesca Deutsche Bank. Questo perché, spiega il Financial Times, alcuni trader appartenenti a questi gruppi bancari, in accordo fra di loro, hanno fatto cartello truccando sia i tassi Libor che quelli Euribor per specularci sopra. Si parla, nel dettaglio, di un valore totale di 850mila miliardi di dollari.
Detto che le banche nominate hanno smentito dichiarandosi pronte a collaborare con le autorità per fare luce sulla questione, è evidente che questa truffa ha scosso il mondo finanziario portando le autorità bancarie e politiche a parlare di riforme radicali per i tassi interbancari con i quali si calcolano gli interessi sui mutui accesi in euro e in sterline.
Una rivoluzione, insomma, che dovrebbe iniziare a comporsi da settembre quando inizieranno le prime discussioni tra le banche centrali che adottano il Libor (l’americana Federal Reserve, la Bank of England e la banca del Canada) e l’Euribor per valutare le diverse possibili alternative all’attuale modo di calcolare i tassi interbancari.
Per quanto riguarda l’Europa, va sottolineato che la Bce non solo sta chiedendo un ripensamento dell’Euribor, inclusa la possibilità di agganciare la base del calcolo ai tassi d’interesse reale piuttosto che affidarsi alle banche (come avviene oggi), ma potrebbe anche assumere un ruolo diretto nel monitoraggio del tasso interbancario.
Intanto mercoledì prossimo la Commissione europea - ha spiegato il portavoce del commissario del Mercato interno, Michel Barnier - presenterà la proposta di emendamento della direttiva sugli abusi di mercato per sanzionare proprio la manipolazione degli indici di riferimento sui tassi di interesse. Ma al lavoro c’è anche l’Antitrust europeo che sta portando avanti un’inchiesta per accertare l’esistenza di un cartello per modificare artificialmente il tasso Libor o Euribor.
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