Buone notizie per il variabile
La svolta epocale non c’è stata. O almeno tarda ancora ad arrivare. Ieri pomeriggio, al termine del consiglio direttivo della Banca centrale europea il suo presidente, Mario Draghi, non ha illustrato il piano (tanto atteso) per raffreddare gli spread ma ha annunciato solo possibili “interventi non convenzionali” sui mercati.
Così, deluse dal risultato, le Borse non hanno nascosto il proprio scontento per un Eurotower che di fronte a questa crisi economico-finanziaria ha deciso di rimandare l’applicazione di misure forti e decisive come spingere l’acceleratore sullo scudo antispread. Il governatore dell’istituto di Francoforte si è, quindi, limitato a ipotizzare un intervento futuro a patto che gli Stati si diano una mossa ad approvare il nuovo Fondo Salva Stati (Esfs-Esm).
Sotto gli occhi di tutti le conseguenze di questo discorso. Le piazze europee hanno bruciato in un solo giorno 88 miliardi di euro, lo spread tra i Btp e i Bund tedeschi ha ripreso a galoppare toccando quota 511 punti, mentre Milano ha chiuso con un tonfo del 4,64%.
Insomma, l’ennesima giornata convulsa vissuta dalla politica europea e dai mercati finanziari che tanto condizionano la vita dei mutuatari perché ormai, come si è ben capito, i tassi di interesse a cui sono ancorati i prestiti per la casa (Euribor per il variabile ed Eurirs per il fisso) subiscono non poco le decisioni della Bce e dei mercati. Tutto come un effetto domino.
Per capire meglio facciamo un passo indietro. Il consiglio della Bce era di fondamentale importanza perché negli scorsi giorni, nel suo intervento da Londra, Draghi ha scatenato un’euforia nei mercati spiegando che gli spread “eccezionalmente alti sono inaccettabili” e che per questo la Bce avrebbe introdotto un meccanismo di acquisto di titoli di Stato “in grado di contribuire a stabilizzare i rendimenti eccezionali del debito dei paesi dell’eurozona maggiormente in difficoltà”. Proprio come già fatto negli scorsi mesi.
Ieri, invece, il numero uno di Francoforte ha chiarito che indicherà i dettagli delle nuove misure solo “nelle prossime settimane e che gli interventi verranno fatti solo su richiesta dei governi”, ribadendo che non si può abbandonare la moneta unica. “L’euro - ha detto Draghi - è irreversibile, un ritorno alle valute nazionali è impensabile, l’euro continuerà a esistere”.
Parole che evidentemente non sono bastate ai mercati che si aspettavano, invece, un risposta concreta in grado di bloccare l’aggravamento della crisi come la disponibilità immediata della Bce di acquistare i titoli di Stato. Ma a far virare in rosso le borse europee sono state anche le dichiarazioni emerse dal vertice italo-spagnolo a Madrid. Il premier Monti ha dichiarato allo spagnolo Mariano Rajoy che “l’elevatezza degli spread di alcuni Paesi forse è un problema per l’Eurozona” e che non sa se il governo italiano chiederà l’attivazione dello scudo antispread, perché l’Italia non ha bisogno di salvataggi, riservandosi “di valutare azioni di accompagnamento in modo da far calare gli spread che costano stabilità”.
Praticamente un nulla di fatto che accontenta solo i falchi nordeuropei, in primis la Germania, oppositori di qualsiasi iniziativa della Bce a sostegno anche indiretto dei Paesi in difficoltà.
E in questa tempesta finanziaria sembra quasi passata inosservata la decisione presa dalla Bce sul costo del denaro. Come previsto, sono stati lasciati invariati i tassi d’interesse allo 0,75% fissato a luglio quando l’istituto di Francoforte ha deciso il taglio di un quarto di punto per aumentare le possibilità delle banche di rifinanziarsi. È stata la prima volta dall’introduzione dell’euro che il costo del denaro è sceso sotto il muro dell’1%. Il tutto a vantaggio dei mutuatari alle prese con la restituzione delle rate a tasso variabile: i bollettini mensili stanno scendendo visto che il costo del denaro impatta sull’Euribor. L’indice a tre mesi (quello maggiormente utilizzato per il calcolo del mutuo) è ora allo 0,38%. Meno influenzato risulta, invece, l’Eurirs con il tasso dai 15 ai 25 anni che va dal 2,12% al 2,19%.
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Commenti
Dove posso rivolgermi per fare una surroga di un mutuo visto che sto girando avanti e indietro fra varie banche. Ho un mutuo con unicredit banca per la casa di 788 euro al mese per 20 anni. Fatto a settembre del 2008 con una busta paga di 1600 euro al mese, operaio fiat dal 1989 anni 49 sono di acerra ma il mio intento è di allungare per avere una rata da 550 euro.
RispondiBuon giorno vorrei farle una domanda, premetto che sono un ignorante di finanza ... sono un operaio con stipendio medio di 1.300 netti mensili, dovendo fare un mutuo per la ristrutturazione e avendo diritto del rimborso statale del 50% della spesa, mi domandavo perchè non si può fare un mutuo misto pagabile tra me e lo stato, per esempio un mutuo di 100.000€, lo stato darebbe alla banca i suoi 50.000€ in 10 anni che dovrebbe dare a me nel 730 come rimborsi, ed io posso permettermi un mutuo di 50.000 euro (ovviamante riconoscendo interessi per l\'intero mutuo di 100.000€) così permetterebbe a me avendo una stipendio medio di avere un mutuo e pensandoci bene la banca e lo stato ci gudagnerebbero, la banca perchè rientrerebbe del 75% del capitale in 10 anni e non del 50% e lo stato perchè si aumenterebbero le spese anche da parte di operai con stipendi medi. Perchè non è possibile un mutuo cosi? Ringrazio per l\'attenzione e spero un una sua risposta.
RispondiCaro Raffaello, per confrontare le offerte delle varie banche e scegliere la proposta che ritiene più vantaggiosa, si può rivolgere presso le filiali dei diversi istituti di credito o sfruttare le potenzialità della Rete grazie ai comparatori on-line, proprio come Mutui.it
RispondiCaro Mirko, detto che c’è tempo fino al 30 giugno 2013 per detrarre il 50% delle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie (con un tetto di spesa per gli interventi fino a 96mila euro), il capitolo detrazione è di stretta attualità e soprattutto molto spigoloso. Piace tanto agli italiani la possibilità di portare in detrazioni alcune spese, come questa sui mutui, per i familiari a carico o per i redditi da pensione e lavoro dipendente (in totale sono 720 voci), ma allo Stato costano troppo. Tanto che per evitare il doppio incremento dell’Iva (dal 10% al 12% per l’aliquota ridotta e dal 21% al 23% per quella ordinaria)previsto per la prossima estate, il governo sta pensando di sforbiciare proprio questi bonus attraverso il riordino delle agevolazioni fiscali per un risparmio fino a 2 miliardi di euro.
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