Il costo del denaro e i mutui
La Banca Centrale Europea ha tagliato il tasso di riferimento principale di Eurolandia di 25 punti base portandolo allo 0,75, il livello più basso di sempre. Ed è la prima volta che il costo del denaro scendo sotto il muro dell’1%. Ma al ribasso ci sono anche i rendimenti sulla liquidità in deposito presso l’istituto di Francoforte che ora valgono zero. In altre parole, se le banche tengono lì fermi i capitali non ci guadagnano nulla. Un disincentivo, insomma, che forse servirà a rimettere in circolo liquidità.
Va detto che la decisione presa dalla Bce non è stata una sorpresa per i mercati, anche se alcuni analisti pensavano addirittura in una sforbiciata ben più ampia di un quarto punto visto il peggioramento del quadro macroeconomico europeo. Come, infatti, ha spiegato lo stesso governatore della Banca centrale Europea, Mario Draghi “la crisi non è passata e peserà ancora su crescita e sviluppo che resteranno deboli. Inoltre, la ripresa - prevista graduale nel corso dell’anno - dovrà sempre fare i conti con l’elevata disoccupazione”. Draghi ha, comunque, chiarito che la situazione non è così critica come nel 2008 e che tutte le misure di politica monetaria sono temporanee. Quindi, chi si aspettava a breve giro un altro taglio del costo del denaro o una nuova maxi asta di rifinanziamento a tassi agevolati all’1% per le banche europee resterà deluso.
Decisioni evidentemente importanti per la salute dell’economia del Vecchio Continente che deve continuare a scontrarsi con tutte le difficoltà del credit crunch che ha messo in ginocchio famiglie ed imprese. Non bisogna, infatti, pensare che queste notizie di macroeconomia non incidano sulla vita quotidiana. Tutt’altro.
Il taglio del costo del denaro ha conseguenze molto dirette per tutti mutuatari e più che piacevoli per il 2% degli italiani che hanno sottoscritto un prestito per la casa agganciato al tasso Bce visto che il loro interesse è sceso allo 0, 75%.
Meglio ricordare che il mutuo indicizzato al tasso ufficiale Bce (anziché a quello tradizionale legato all’Euribor) è stato lanciato nel 2009 dal Decreto 185/2008 che, in piena crisi e con l’Euribor che viaggiava oltre il 5%, impose ad ogni banca di offrire ai propri clienti anche questo prodotto in grado di garantire maggiore trasparenza e minor volatilità proprio perché deciso dalla Banca centrale europea.
Da allora, come detto, solo una nicchia di mutuatari ha deciso di richiederlo. E, oggi, per loro arrivano un po’ di risparmi. Numeri alla mano, per un mutuo di 150mila euro da rimborsare in 25 anni, il taglio del tasso comporterà un risparmio di circa 20 euro al mese. Una bella somma se si considera il risparmio su dodici mesi. Ma va anche sottolineato che non è poi così alto come quello che hanno potuto accumulare tutti i mutuatari che hanno sottoscritto un finanziamento con il tasso variabile, agganciato all’Euribor.
Chiare le ragioni. Non solo gli Euribor e i tassi Bce sono normalmente correlati, tanto che le decisioni di politica monetaria adottate dall’istituto di Francoforte condizionano anche l’indice Euribor, esprimendo la media dei tassi interbancari dei maggiori istituti europei. Ma soprattutto da settimane l’Euribor è nettamente più basso del tasso Bce. L’indice a tre mesi, proprio in previsione del taglio avvenuto e di quelli prevedibili da qui alla fine dell’anno, è intorno a quota 0,6% avendo così già consentito ai mutuatari un risparmio più consistente di quello di cui beneficeranno gli intestatari di un mutuo con tasso Bce.
E non solo. In seguito alla decisione assunta ieri da Francoforte, oggi la European Banking Federation ha comunicato il crollo al minimo storico dell’Euribor sceso allo 0,549% dallo 0,641% di ieri. In pratica, da inizio anno l’Euribor si è dimezzato, passando da una media di 1,22% all’attuale 0,6%. Per la gioia di tutti i mutuatari.
A bocca asciutta restano, invece, gli aspiranti proprietari di casa che varcando la soglia della banca si trovano ancora a scontrarsi con spread decisamente alti.
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