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Aumento erogazioni e sofferenze

18 giu 2014 | 3 min di lettura | Pubblicato da

ragazzi mentre sistemano scatole

L’andamento del mercato dei mutui casa lascia spiragli di speranze per la ripresa; tuttavia da questi spiragli si intravedono dinamiche di “sofferenza” che, se qui vengono analizzate nel significato finanziario del termine, probabilmente nascondono anche altri tipi di difficoltà economiche, sociali ed umane purtroppo facili da immaginare.

L’Abi segnala infatti un aumento nelle erogazioni dei mutui bancari nei primi quattro mesi dell’anno, salite del 26,5% annuo (da considerare alla luce del -14,7% registrato un anno fa). Il che lascia intendere che il mercato dei mutui e, di riflesso, quello immobiliare, se non sono proprio all’attesa svolta al rialzo, si trovino almeno sulla buona strada per fermare il trend discendente che da anni li interessa. Tra gennaio ed aprile, analizza l’Associazione delle Banche Italiane, l’80% degli istituti di credito ha erogato nuovi mutui per 7,3 miliardi di euro (l’anno scorso erano 5,8 miliardi). Se si considera però la fetta della clientela privata interessata all’acquisto di una casa, i dati di Mutui.it rilevano che i prestiti sono in realtà scesi: in aprile sono calati a 106 mila euro, il 10% in meno rispetto all’ottobre 2013. Inoltre, a fronte di una domanda di mutui che è salita del 7% e punta ad ottenere una media di 132 mila euro (contro i 126 mila di ottobre), l’erogato si ferma, appunto, a 106 mila, lasciando intendere che il rapporto tra mutuo erogato ed effettivo valore della proprietà di cui finanziare l’acquisto vada sempre scendendo, e di pari passo aumenti lo “spread” tra quanto denaro serva agli italiani e quanto in realtà riescano ad ottenerne.

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Più erogazioni complessive per importi inferiori, quindi. Il che significa che un maggior numero di persone stia usufruendo dei finanziamenti bancari per acquistare casa sebbene per somme più basse. Ciò potrebbe non essere del tutto negativo, e anzi essere un buon inizio per la sospirata ripresa. Se non fosse per il rovescio della medaglia: i crediti in sofferenza, ovvero i prestiti che le banche non riescono più a recuperare. Nei primi 4 mesi dell’anno, segnala l’Abi, tali crediti ammontavano a 2 miliardi, imputabili sia a società che a privati che non hanno più modo di ripagare i finanziamenti stipulati. Le sofferenze lorde di aprile sono salite a 166,4 miliardi totali (76,7 miliardi il dato netto), dai 164,6 di marzo (75,7 netti), e il loro rapporto rispetto agli impieghi è salito all’8,8% rispetto al 6,8% di un anno fa. Si tratta di un dato medio, perché per le banche di minori dimensioni tale rapporto sale al 14,9%. Ma le banche non sono le sole a soffrire: i piccoli operatori economici hanno raggiunto un rapporto tra crediti non restituibili e nuovi impieghi del 14,9%, mentre per le imprese tale valore è del 14,2% e per le famiglie è il 6,5%. Il quadro che emerge, quindi, è quello di un sistema economico che a tutti i livelli ha bisogno di essere finanziato, perché evidentemente ha delle richieste che tengono vivo il mercato (donde i segnali di ripresa), ma che poi in qualche modo resta bloccato al momento di rimborsare il finanziamento.

A ciò si aggiunga – parlando specificamente di mutui - che, nonostante il taglio dei tassi di interesse e la volontà di iniettare liquidità nel sistema economico (o per lo meno in quello bancario), la Bce ha sì lanciato un sistema di prestiti a tasso agevolato per facilitare il recupero dei crediti; ma tale decisione non riguarderà i mutui bancari, per non incorrere in bolle immobiliari. Il popolo dei mutui dovrà quindi, presumibilmente, continuare ad adeguare le sue richieste alle reali possibilità di restituzione, se vorrà evitare di ingrossare le cifre dei crediti in sofferenza dei prossimi rapporti Abi.

18 June 2014 di Floriana Liuni

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