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Addio alle detrazioni sul mutuo?

23 set 2011 | 4 min di lettura | Pubblicato da

coppia di ragazzi felici ricevono chiavi di casa

La tranquillità costa. Vale il prezzo di una casa. Con la crisi finanziaria che soffia forte sui mercati, spazzando via titoli e azioni, chi decide di investire sul mattone può dormire sonni tranquilli. Gli immobili, infatti, non possono essere coinvolti in un fallimento.

Inoltre, se si hanno i requisiti per ottenere un mutuo, riuscendo - magari - a strappare un buono spread (quello medio per un finanziamento a 20 anni è all’1,41% per i variabili e all’1,59% per i tassi fissi), oggi si può approfittare di tassi variabili bassi e con pochi pericoli di aumento nel breve periodo. L’Euribor a tre mesi è, infatti, bloccato all’1,54%. Ma conviene anche valutare il tasso fisso dal momento che l’Eurirs ha toccato i minimi. Basti pensare che nell’arco di una settimana, il tasso a 20 anni è passato dal 3,09% del 15 settembre all’attuale 2,81%.

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Ed anche se si guarda agli anni passati, non si può certo negare che i mutuatari che hanno deciso di comprare la prima casa non abbiano fatto un buon affare, con un rendimento certamente superiore a quello guadagnato investendo in azioni e in titoli di Stato.

Un quadro decisamente rassicurante che però non ha fatto i conti con la manovra da 54 miliardi di euro approvata mercoledì scorso dalla Camera con la conversione in legge del Decreto legge 138/2011 che, per far raggiungere all’Italia il pareggio di bilancio nel 2013 (così come richiesto dalla Banca centrale europea), ha anticipato di un anno il riordino delle agevolazioni fiscali con una sforbiciata del 5% già dal prossimo gennaio e del 20% dal 2013.

Basti pensare che dal taglio lineare di quasi 400 voci arriveranno 20 miliardi di euro, così come è stato previsto dalla nota di aggiornamento al Def (Documento di Economia e Finanza). In particolare le limature saranno 4 miliardi di euro nel 2012, 16 miliardi di euro nel 2013 fino a raggiungere i 20 miliardi di euro previsti nel 2014. A meno che il governo non riesca a completare la riforma fiscale entro il prossimo anno con una legge delega in grado di recuperare lo stesso importo ed evitare così la mannaia sui bonus.

Tanti soldi in più che entreranno nelle casse dello Stato grazie agli aficionados del mattone. La manovra ha, infatti, messo le mani in un capitolo molto caro agli italiani che riescono ad alleggerire il carico fiscale dell’acquisto di un immobile, come lo sgravio degli interessi pagati da quanti rimborsano un mutuo.

Una detrazione, quest’ultima, che piace molto visto che quasi 4 milioni di contribuenti nella scorsa dichiarazione hanno richiesto il bonus che costa all’Erario 1,3 miliardi di euro. Per legge, infatti, viene riconosciuta ai contribuenti la possibilità di detrarre dall’imposta lorda il 19% degli interessi passivi e degli oneri accessori pagati per mutui garantiti da ipoteca su immobili stipulati per l’acquisto o la costruzione dell’immobile da adibire ad abitazione principale, nel limite massimo di 4mila euro. Che tradotto in numeri vale in media 3mila euro per ogni contribuente.

Ma il possibile intervento non ridurrebbe solamente la percentuale delle detrazioni a chi ha un mutuo da pagare. In questo taglio allo studio del ministero dell’Economia potrebbero cadere anche altre voci legate agli immobili.

Si tratta della rivalutazione delle rendite catastali attualmente valutate al 5%, della riduzione delle imposte legate all’acquisto della prima casa che ora sono fissate al 3% per quella di registro, più l’imposta ipotecaria e catastale in misura fissa per un totale di 336 euro. Stessa sorte che potrebbe toccare all’Iva ridotta al 4% (anziché al 10%) nel caso si acquisti una prima casa da un’impresa di costruzione.

Coinvolte anche la neonata cedolare secca sugli affitti (vale a dire l’incentivo introdotto nella lotta alle pigioni in nero) al 19% sui canoni concordati e al 21% su quelli liberi e la deduzione forfettaria sui canoni di locazione del 15%.

E dulcis in fundo, ci sono il bonus del 36% sulle ristrutturazioni edilizie in vigore fino al 31 dicembre 2012 e quello del 55% sulla riqualificazione energetica in scadenza alla fine di quest’anno.

Ora a tutti i proprietari di casa non resta altro che sperare da parte del governo nel compimento della riforma fiscale in tempi brevi, evitando così questa dolorosa stangata.

23 September 2011 di Patrizia De Rubertis

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