No ai pignoramenti sulla prima abitazione
19 giu 2013 | 2 min di lettura | Pubblicato da Eleonora D.

Nessuno tocchi la casa. Almeno la prima casa, quella dove le famiglie abitano e soprattutto se non si tratta di una bella villa con piscina. Lo ha stabilito il Consiglio dei ministri approvando il pacchetto per la crescita e le semplificazioni, meglio conosciuto come il "Decreto del fare". Tra i tanti provvedimenti contenuti negli 80 articoli del decreto, c'è anche un intervento in difesa dell'abitazione dai pignoramenti.
Secondo i dati inviati alla Commissione Finanze della Camera, infatti, tra gennaio e aprile scorso ci sono stati ben 733 pignoramenti immobiliari da parte di Equitalia, ma entro la fine di giugno si raggiungono i 1.100 casi (nel corso del 2012 erano stati 1.546). Allo stesso tempo sono diminuite le vendite di immobili alle aste giudiziarie. Il Governo ha deciso quindi di intervenire per cercare di tutelare i debitori del fisco che rischiano di perdere l'unica certezza che hanno: la casa. Gli interventi portati a termine da Equitalia erano perfettamente legittimi, ma con conseguenze devastanti per cui è stata decisa una sanatoria che si accompagna alla possibilità, per i debitori di pagare in 120 rate (fino a oggi il limite era di 72 rate).
La casa resta intoccabile solo a due condizioni: i debiti devono essere inferiori a 120mila euro (la soglia era pari a 20mila euro) e l'immobile deve risultare prima casa, residenza stabile del contribuente e non classificato come di lusso o appartenente alle categorie catastali A/8 (ville) e A/9 (castello o bene storico e di pregio). Anche per le aziende qualcosa cambia: il pignoramento dei capannoni viene limitato a un quinto del loro valore, mentre l’incanto per la vendita potrà avvenire 300 giorni dopo il pignoramento. Sia per le case sia per le imprese resta la garanzia per il creditore con l’iscrizione a ipoteca.
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