L'euribor favorevole dei mutui a tasso variabile
10 set 2013 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

È lui, il famigerato tasso euribor, quello a cui si indicizzano i mutui variabili in Italia: da noi aveva toccato livelli talmente alti che le rate mensili da pagare per chi avesse contratto un mutuo a tasso variabile erano diventate insostenibili.
La crisi, almeno da questo punto di vista, non è stata così negativa e ha fatto piazza pulita di alcune difficoltà: oggi, infatti, l'euribor con scadenza a tre mesi è ai minimi storici. Non solo: per il futuro l'attesa è quella di un rialzo graduale. In parole povere, chi ha sottoscritto (fino al 2011) un mutuo a tasso variabile si può dire che abbia fatto un affare. D'altronde chi abbia stipulato questo finanziamento si sarà reso conto da tempo che le rate si sono drasticamente ridotte, andando di pari passo con i valori dell'euribor che si è quasi azzerato in virtù della politica molto molto accomodante della Bce.
Il futuro? È chiaro che dagli attuali livelli (lo 0,117% per il tasso a un mese, lo 0,225% per quello a tre mesi) il tasso non potrà che risalire. Altrettanto chiaro è che il prudente atteggiamento della Bce non si trasformerà a breve in una corsa al rialzo, ma garantirà un po' di tregua prolungata alle famiglie italiane. Secondo gli esperti, in sostanza, l'euribor a tre mesi potrebbe crescere, da qui a dicembre, fino allo 0,3% (dunque di pochi centesimi al mese) allungando un po' fino a toccare l'1% alla fine del 2015 e il 2% non prima di quattro anni, cioè nel 2017. Niente panico dunque con scenari simili a quelli del 2008 quanto i tassi erano impazziti oltrepassando il 5%: anzi, l'impatto sulle rate mensili di chi ha già contratto un mutuo sarà piuttosto modesto, cioè qualche decina di euro ogni mese.
Chi invece non abbia ancora contratto un mutuo e voglia sottoscriverlo potrebbe non dormire sonni tanto tranquilli. Oltre che avere difficoltà di accesso al credito c'è il problema dello spread bancario, che non è destinato facilmente a scendere nonostante la tanto sbandierata ripresa economica. Secondo le ultime indicazioni, dopo che la crisi li ha praticamente triplicati, i ricarichi delle banche di casa nostra si sono sì ridotti ma non riescono a tornare sotto la soglia del 3%.
Andrea Polo
30/10/2013, 15:07:00
antonio
25/10/2013, 08:45:01
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