Mutui e inflazione, un gran minestrone
Alcune ipotesi di come potrebbe evolvere questo rapporto
Tutto ha origine con l’inflazione. Con questo termine si intende un aumento dei prezzi di beni e servizi prolungato e continuativo nel tempo. L’aumento, neanche a dirlo, ha riflesso sul potere di acquisto delle famiglie. L’esempio più eclatante al momento sono le bollette dell’energia, si prevedono aumenti fino al 50% a famiglia, tanto che il governo sta nuovamente intervenendo tentando di congelare questi rincari immettendo fondi nel sistema.
Facile.it ha calcolato, nelle scorse settimane, che gli italiani si troveranno a pagare una bolletta complessiva che potrebbe sfiorare i 3.000 euro, l’80% in più rispetto al 2021, con un aggravio di oltre 1.300 euro a famiglia. La causa è da ritrovare nel costo delle materie prime, il gas, e nei rallentamenti degli approvvigionamenti dei beni da parte di paesi come la Cina, dalle tensioni politiche tra Russia e Europa.
E questo cosa c’entra con il mio mutuo, si potrebbe dire. Bene gli aumenti dei prezzi hanno determinato l’aumento dell’inflazione nell’area Euro a livelli molto alti dal 1991. Il tasso di inflazione è attualmente a quota 4,9%, questo vuol dire, e qui arriviamo anche ai mutui, che la banca centrale europea potrebbe intervenire decidendo di aumentare il costo del denaro e i riflessi potranno iniziare a sentirsi sui parametri che le banche nazionali utilizzano per il calcolo della rata del mutuo.
Come si calcola l’inflazione.
Il calcolo dell’indice di inflazione è affidato, a livello dei singoli paesi, a istituti che mettono assieme un paniere di beni e servizi, monitorandone le fluttuazioni dei prezzi, determinandone quindi incremento o decremento.
Per l’Italia questa funzione la svolge l’Istat che ha una serie di indici di prezzi al consumo, e in particolare invia all’Europa, i dati dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. L’Indice Ipca è utilizzato come riferimento dalla Bce, banca centra europea, per poi prendere decisioni sulla politica monetaria europea.
Per il 2022 l’obiettivo è quello di restare su una inflazione del 2% sul medio periodo. Al momento il costo del denaro è stato lasciato invariato ma l’ombra dell’inflazione potrebbe determinare in un futuro prossimo con la scelta di rivederne il costo al rialzo.
Il riflesso sui mutui.
Abbiamo avuto modo, su questo spazio, di conoscere quali sono i criteri con cui vengono calcolati i tassi applicati ai mutui immobiliari. I due indici a cui guardare sono l’Euribor e l’Eurirs.
Nel primo caso, l’Euribor è il parametro utilizzato dalle banche per il calcolo dei mutui a tasso variabile, al momento il valore è negativo, nel secondo caso l’Eurirs è il parametro utilizzato per il calcolo dei mutui a tasso fisso.
Per quanto riguarda i mutui in essere a tasso fisso sono le situazioni più stabili che restano indifferenti alle fluttuazioni, come dice la scelta stessa, essendo un tasso fisso già avviato, la rata è uguale nel tempo. Per quanto riguarda il tasso variabile, invece, bisogna prendere in considerazione se è un finanziamento recente o da più di 15 anni. Nel primo caso potrebbe esserci un’influenza dell’andamento variabile mentre per quelli in essere da più tempo qualche variazione potrebbe esserci ma a partire dal 2023.
Quello che risentirebbe di più di questa instabilità in prospettiva è il mercato delle surroghe dei mutui che potrebbe diventare più caro e meno conveniente proprio per le scelte degli istituti di proteggersi da futuri rialzi dell’inflazione. Infine sempre in prospettiva per chi stipula mutui nuovi, il tasso fisso potrebbe risultare a un valore maggiore rispetto a quelli in essere.
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