Imu, torna la doppia esenzione per i coniugi
Buone notizie per i coniugi che risiedono in due case diverse anche nello stesso comune. Una decisione della corte costituzionale apre la strada a meno imposte. Vediamo la novità.
La decisione della corte costituzionale
Con sentenza del 13 ottobre 2022, la corte costituzionale ha dichiarato non corrette le disposizioni che avevano delimitato l’applicazione dell’esenzione Imu a una sola abitazione per nucleo familiare. Per la consulta: «Indipendentemente dal nucleo familiare l’esenzione spetta sempre al possessore che vi risieda e vi dimori abitualmente. Nel nostro ordinamento costituzionale non possono trovare cittadinanza misure fiscali strutturate in modo da penalizzare coloro che, così formalizzando il proprio rapporto, decidono di unirsi in matrimonio o di costituire una unione civile».
In questo modo ha dichiarato incostituzionale (illegittima da non applicare) la norma articolo 13, comma 2, quarto periodo, del decreto-legge n. 201/2011 là dove parlando di «nucleo familiare» finisce per penalizzarlo, in contrasto con gli articoli 3, 31 e 53 della Costituzione.
Le disposizioni che non si dovranno applicare
L’illegittimità è stata estesa anche ad altre norme, in particolare a quelle che, per i componenti del nucleo familiare, limitano l’esenzione ad uno solo degli immobili siti nel medesimo comune e che prevedono che essi optino per una sola agevolazione quando hanno residenze e dimore abituali diverse (quest’ultima indicazione introdotta dal comma 741, lettera b) della legge n. 160 del 2019, come modificato dall’articolo 5-decies del Dl 146/2021).
In più di un’occasione avevamo raccontato le novità in tema di Imu prima casa per i coniugi e le decisioni discordanti dei giudici sul tema. La disposizione del 2021 aveva fissato un nuovo onere in capo alle famiglie residenti in comuni diversi prevedendo una vera e propria scelta su quale fosse da considerare prima casa. Ora cambia tutto.
Il rischio discriminazione con le convivenze
In «un contesto come quello attuale, caratterizzato dall’aumento della mobilità nel mercato del lavoro, dallo sviluppo dei sistemi di trasporto e tecnologici, dall’evoluzione dei costumi, è sempre meno rara l’ipotesi che persone unite in matrimonio o unione civile concordino di vivere in luoghi diversi, ricongiungendosi periodicamente, ad esempio nel fine settimana, rimanendo nell’ambito di una comunione materiale e spirituale», osservano i giudici in un passaggio della loro decisione.
Pertanto, ai fini del riconoscimento dell’esenzione sulla «prima casa», non ritenere sufficiente - per ciascun coniuge o persona legata da unione civile - la residenza anagrafica e la dimora abituale in un determinato immobile, determina un’evidente discriminazione rispetto ai conviventi di fatto, i quali, in presenza delle medesime condizioni, si vedono invece accordato, per ciascun rispettivo immobile, il suddetto beneficio.
La decisione della Corte costituzionale
La corte ha, quindi, ripristinato il diritto all’esenzione per l’abitazione principale sia per persone sposate sia in unione civile ma ha posto un avvertimento per il rischio di evadere il pagamento dell’imposta a scapito delle seconde case. La Corte ha ritenuto «opportuno chiarire che le dichiarazioni di illegittimità costituzionale non determinano, in alcun modo, una situazione in cui le cosiddette “seconde case” ne possano usufruire».
I giudici hanno affidato alla responsabilità dei comuni e delle altre autorità il compito di effettuare adeguati controlli, controlli che «la legislazione vigente consente in termini senz’altro efficaci».
Gli effetti nell’immediato sono una corsa al rimborso dell’imposta pagata in maniera non dovuta negli ultimi cinque anni da parte di coloro che si ritrovano in queste situazioni.
Confedilizia, l’associazione della proprietà edilizia ha già annunciato che presso le proprie sedi attiverà degli sportelli informativi per prestare assistenza a chi vorrà presentare le richieste di rimborso sull’Imu versata degli ultimi cinque anni.
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