Mutuo e conto corrente
Sottoscrivere un mutuo per l’acquisto della casa rappresenta uno dei passi fondamentali della vita: si compie un investimento importante in termini economici. Ma si tratta anche di una sorta di “prova del nove” in termini di cultura finanziaria, visto che si avrà a che fare per oltre 20 anni con diversi strumenti di gestione del risparmio.
Non solo, infatti, si dovrà aver ben chiaro il significato e il funzionamento di un prestito, ma anche quello di un’assicurazione e di un conto corrente. Questo perché quando si chiede un mutuo, la banca impone l’obbligo di aprire un conto e quello di acquistare una polizza assicurativa casa o vita di cui è beneficiario l’istituto stesso.
Eppure sono due pratiche sbagliate, così come ben chiarisce il decreto Salva Italia secondo cui “è considerata scorretta la pratica commerciale di una banca, di un istituto di credito o di un intermediario finanziario che, ai fini della stipula di un contratto di mutuo, obbliga il cliente alla sottoscrizione di una polizza assicurativa erogata dalla medesima banca, istituto o intermediario ovvero all’apertura di un conto corrente presso la medesima banca, istituto o intermediario”.
Dallo scorso anno, quindi, la legge vieta agli istituti bancari di vendere, in abbinamento al mutuo, polizze assicurative di cui sono beneficiarie, così come vieta loro di obbligare il cliente in cerca di un mutuo ad aprire un conto corrente nella banca stessa. E, proprio per questo, tutte le pratiche commerciali che vengono messe in atto dalle banche per obbligare gli aspiranti mutuatari a sottoscrivere altri prodotti sono da definirsi scorrette e sanzionabili.
Ma la normativa a cui i mutuatari devono appigliarsi per non cadere nelle trappole delle banche - che continuano ad imporre le loro condizioni per l’accensione del mutuo - è anche un’altra. Dal 1° giugno 2011 gli istituti che chiedono l’apertura di un conto in fase di istruttoria del mutuo devono includere sempre nel Taeg gli oneri fiscali a carico del cliente. Il Tasso effettivo globale rappresenta, infatti, il costo totale del credito a carico del consumatore espresso in percentuale, su base annua, e di tutti gli altri oneri da sostenere per l’utilizzazione del credito stesso. In altre parole, riassume in un’unica cifra percentuale tutti i costi del cliente.
Nel dettaglio si tratta degli interessi, delle spese di istruttoria pratica, delle spese di incasso e gestione della rata per singolo pagamento, dell’imposta di bollo/sostitutiva sul contratto, dell’imposta di bollo su singola comunicazione al cliente (se prevista) e del costo per le singole comunicazioni periodiche. Restano, invece, esclusi il costo per la richiesta della documentazione (ad esempio la certificazione degli interessi) o dell’indennità per ritardo pagamento delle penali e degli interessi di mora per la decadenza del beneficio del termine.
Una disposizione che deve agevolare la vita del mutuatario e facilitare la comprensione del contratto che sta firmando, dal momento che lo obbligherà al pagamento decennale di determinati strumenti finanziari che fino ad oggi restano ancora avvolti in un velo a causa di pratiche poco trasparenti messe in atto dalle banche.
Meglio, quindi, ricordare che la prima regola da seguire quando si è alle prese con un mutuo per la prima casa è la comprensione. Prima di sottoscrivere un finanziamento occorre prestare la massima attenzione a tutte le informazioni, confrontarle e decidere con tranquillità le condizioni che meglio rappresentano le proprie possibilità economiche.
I numeri parlano chiaro. Secondo un recente rapporto stilato dall’università Bocconi, negli ultimi due anni il peso mensile delle commissioni sul conto corrente si è impennato, arrivando a incidere sull’estratto conto (nella stima di un deposito-tipo per un c/c ordinario) per 217,2 euro nel mese (considerate le spese di chiusura annue), contro i 159,29 euro di fine 2010. Un’enormità: sei volte l’inflazione.
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