I mutui alla francese

Sentenza storica o ennesima speranza disillusa di risparmiare sul prestito per la casa? Questo l’interrogativo che emerge dopo aver letto la sentenza del Tribunale di Larino (Cb) che ha dichiarato illegittima la restituzione degli interessi sui mutui alla francese (la tipologia di rimborso più diffusa in Italia), accogliendo la tesi sostenuta dall’associazione dei consumatori Adusbef.

Facciamo un po’ di chiarezza.

Iniziamo subito col definire l’ammortamento come il rimborso dell’importo erogato che si sviluppa nel tempo secondo un piano prestabilito. E, nel caso “alla francese”, si tratta di rate costanti composte dalla somma di una quota capitale che cresce progressivamente e di una quota interessi che cala al pagamento delle rate, imponendo di fatto la restituzione degli interessi prima del capitale. Ovviamente esistono altre forme di ammortamento che potrebbero facilitare il mutuatario, in base alla sua flessibilità di pagamento. Ci sono, infatti, i piani a rate crescenti che aumentano con il passare del tempo, quelli a rimborso libero con rate composte da interessi e con il capitale che viene rimborsato per importi non predeterminati a certe scadenze, e quelli a durata variabile in cui le rate rimangono costanti ma la durata del piano può ridursi o allungarsi a seconda dell’andamento del tasso variabile.

Diverse soluzioni di ammortamento che, tuttavia, non possono essere scelte da chi sottoscrive il prestito, visto che sono le banche ad imporre il rimborso alla francese. Opzione che non risulta certamente la più vantaggiosa.Ed arriviamo così alla vittoria ottenuta dall’Adusbef nella battaglia che l’associazione definisce “contro gli abusi e i soprusi delle banche, com’è l’ammortamento alla francese sui mutui fondiari".

Va ricordato che prima del Tribunale di Larino, già nell’ottobre del 2008 il Tribunale di Bari (sezione distaccata di Rutigliano) aveva pronunciato una sentenza che dichiarava illegittimo il sistema alla francese nei contratti. E se nel primo caso era coinvolta una famiglia di imprenditori pugliesi che nell’aprile 2001 aveva portato in giudizio il Banco di Napoli (oggi Intesa Sanpaolo) vedendosi accolta la richiesta di ottenere gli interessi pagati in più, in questa seconda sentenza (n.119/2012) ad ottenere dal Giudice la conferma che “il calcolo dell’interesse nel piano di ammortamento deve essere trasparente ed eseguito secondo le regole matematiche dell’interesse semplice e non di quello composto utilizzato appunto nell’ammortamento alla francese” è un imprenditore di Termoli. Tanto che il Tribunale ha dichiarato illegittimo questo sistema poiché - si legge in un comunicato dell’Adusbef - “il tasso di interesse stabilito nel contratto di mutuo non era stato rispettato dalla banca dal momento che il maggior tasso di interesse pagato veniva nascosto nel piano di ammortamento applicato dalla banca che aveva così illegittimamente capitalizzato l’interesse pattuito”.

Parole supportate dai numeri. La Consulenza tecnica predisposta dal Giudice ha accertato che il mutuatario aveva sborsato ben 15mila euro in più rispetto alla somma che avrebbe dovuto pagare se fosse stato adottato dall’istituto bancario l’ammortamento senza alcuna capitalizzazione con rate costanti di pari quota interessi e pari quota capitale. L’Adusbef ha, quindi, calcolato che un mutuo ventennale di 100.000 euro, con ammortamento alla francese, fa spendere in media 75 euro in più al mese, generando una rata di 791 euro invece di 716 euro, pari a 18.000 euro a fine estinzione del prestito.

23 November 2012 di

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