Sentenza shock della Corte di Cassazione

Pubblicato il 27 October 2017

E' una sentenza che lascia di stucco quella della Corte di Cassazione che regola i mutui, compresi i mutui prima casa. Più che regola, si potrebbe dire, sconvolge il settore, visto che attesta come l'usura sopravvenuta, in sostanza, non sia usura, beffando, di fatto, migliaia di clienti delle banche.

Usura è solo quella calcolata alla stipula del mutuo. Secondo le Sezioni unite della Cassazione, con sentenza del 19 ottobre 2017 n. 24675, se, nel corso del tempo, successivamente alla stipula di un mutuo, i tassi concordati all'atto della stipula stessa vanno a superare la soglia di usura “non si verifica nullità o inefficacia della clausola di determinazione del tasso degli interessi che sia stata stipulata anteriormente all’entrata in vigore della legge n. 108 del 1996”. Secondo la Suprema Corte non si verifica nullità o inefficacia nemmeno “della clausola stipulata successivamente, per un tasso che non sia eccedente tale soglia, quale risultante al momento della stipula”. Infine, scrivono gli Ermellini, “la pretesa del mutuante di riscuotere gli interessi secondo il tasso concordato validamente” non può essere “qualificata come contraria al dovere di buona fede nell’esecuzione del contratto” solo per il fatto “del sopraggiunto superamento di tale soglia”.

L'usura sopravvenuta non esiste più. In pratica cosa succede con questa sentenza? Succede che l'effetto-tagliola sugli interessi stabilito per contrastare il fenomeno dell’usura, si avranno d'ora in poi soltanto in caso in cui l’usura sia originaria, cioè sia presente nei tassi già al momento in cui, dopo aver proceduto al calcolo del mutuo, lo stesso venga stipulato. L’usura sopravvenuta in esecuzione del mutuo, in sostanza, secondo la Cassazione, non esiste più. Per cui, quando si concorda un mutuo, il tasso d'interesse non deve superare una determinata soglia, calcolata aggiungendo maggiorazioni a quelli di mercato. Punto.

Non tutto è perduto se interviene la Cassazione. Si conclude con questa pronuncia una diatriba nata all’indomani della legge numero 108 del 1996, in tema di sforamenti dei tassi successivi all’entrata in vigore della legge stessa.

Nel 2000, il Dlgs 394 stabilì, con interpretazione autentica e dunque retroattiva, che ai fini dell'usura assumevano valore soltanto gli sforamenti al momento della sottoscrizione del mutuo. Oggi la Cassazione, fondandosi proprio su questa norma, ha adottato la decisione che di sicuro deluderà tanti clienti delle banche, i quali si sono visti applicare in passato tassi vicini alla soglia di usura e, stante la discesa del livello di interessi, speravano di recuperare per via legale se non altro la parte rimasta fuori dalla soglia.

Non tutto è ancora perduto comunque a detta degli esperti. Non è escluso, infatti, che qualche giudice riporti la questione davanti alla Corte Costituzionale sollevando nuovamente dubbi sulla costituzionalità della norma.

 

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Il profilo dell'autore

Franco Canevesio Franco Canevesio, genovese, è giornalista professionista specializzato in economia e Borsa.

All'inizio negli anni '90 si è occupato di cronaca su La Repubblica lavorando al contempo come giornalista in alcune televisioni libere liguri. A Milano è stato redattore capo di Italia-iNvest.com, primo sito italiano specializzato in economia. Ha lavorato al sito “Lettera finanziaria” di Giuseppe Turani. Sulla carta stampata ha lavorato con Affari & Finanza ed è stato caporedattore di Finanza e Mercati. Attualmente lavora a MF-Milano Finanza.

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