Si torna ad offrire liquidità
Secondo l’ultimo Bollettino Statistico della Banca d’Italia, nel quarto trimestre del 2011 le erogazioni dei mutui sono diminuite del 25,2% rispetto all’anno prima. Ed anche nel mese di marzo i prestiti per la casa hanno registrato un -47% con il segno negativo che - spiega il Crif - perdura ormai da 14 mesi.
Ma la crisi sta lasciando altri profondi strascichi per il mattone. Secondo il Cerved, sempre alla fine dello scorso anno i pignoramenti immobiliari sono aumentati del 18%. In altre parole, migliaia di italiani si sono trovati senza la casa perché insolventi con le banche o con il fisco.
Ed ancora. Un’analisi di Immobiliare.it mostra che negli ultimi dodici mesi le compravendite di immobili in nuda proprietà hanno fatto registrare un incremento del 10%. Il motivo è lampante: se fino a pochi anni fa erano i genitori a cedere la nuda proprietà ai figli per risparmiare sulle tasse, oggi chi se ne serve è spinto soprattutto dalla crisi economica.
Un quadro dalle tinte molto fosche che si fa cupo anche per gli aspiranti proprietari immobiliari che vorrebbero accendere un mutuo. I rubinetti delle banche sono ormai chiusi da mesi e riuscire ad ottenere un finanziamento è impresa ardua. La motivazione della serrata del sistema bancario è risaputa: la crisi di liquidità ha stretto l’offerta di credito sia riducendo la quantità, sia aumentando il costo dei finanziamenti.
Tanto che la Banca centrale europea tra dicembre 2011 e febbraio 2012 ha prestato alle banche del Vecchio Continente quasi mille miliardi di euro (solo le italiane ne hanno presi in prestito 268 miliardi di euro) al tasso dell’1% da restituire in tre anni. Soldi che gli istituti stanno usando per comprare titoli di Stato e ripianare i loro bilanci, ma non certamente per allargare i cordoni del credito. Insomma, una montagna di quattrini messa a disposizione con molte facilitazioni e mai arrivata nelle tasche dei cittadini.
Sotto gli occhi di tutti i mutuatari le conseguenze. In primis, l’aumento vertiginoso registrato dagli spread (il guadagno applicato dalle banche sui prestiti) che insieme all’Euribor e all’Eurirs (rispettivamente i tassi di riferimento del mutuo variabile e fisso) concorrono alla formazione della rata finale. In un anno il valore è aumentato da una media dell’1% ad oltre il 4%.
In pratica un disincentivo a varcare la soglia delle banche. Ma ai temerari che nonostante tutto stanno entrando, arrivano richieste precise da parte dell’istituto di credito: garanzie aggiuntive rispetto a quelle normalmente pretese. Non basta più il reddito, un lavoro a tempo indeterminato e la disponibilità economica. Ora serve anche un garante, come il genitore che abbia entrate fisse e una casa di proprietà.
Inoltre, la stretta creditizia ha spinto le banche a tagliare la percentuale del valore del mutuo concesso. Se fino a tre/quattro anni fa, infatti, era possibile ottenere anche il 100%, oggi l’erogazione si ferma ben prima dell’80%.
Eppure l’abbondante liquidità presente sul mercato i suoi effetti li ha fatti sentire chiaramente. Con uno sguardo all’interbancario si scopre che i tassi sono scesi ai minimi degli ultimi due anni. Basti pensare che l’Euribor a 3 mesi (il più utilizzato per calcolare le rate degli oltre 3 milioni di mutui variabili) è sceso allo 0,7%, vicinissimo al record storico dello 0,634%. E secondo gli esperti il parametro resterà basso per ancora per i prossimi due anni.
Un segnale di distensione che riuscirà a riavviare il ciclo del credito, incentivando così le banche a prendersi più rischi e allargare i cordoni? La risposta non si conosce. È la stessa politica europea a chiedere a tutti i governi, compresa l’Italia, di tornare a crescere. E certamente per riuscirci la prima strada è tornare ad offrire liquidità per finanziare famiglie e imprese. La speranza è che le banche quanto prima comincino a tagliare il loro spread, incoraggiando gli aspiranti mutuatari, sempre più confusi e spaventati, a sottoscrivere finanziamenti per comprare casa.
E qualche cosa in questo senso sembra muoversi all’orizzonte. Alcuni istituti di credito sono tornati sul mercato, tagliando il loro spread anche sotto il 2,7% o applicando iniziative interessanti su alcuni prodotti, come sconti sulle spese accessorie per la pratica del mutuo. Ma è ancora l’eccezione alla regola. Per ora.
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