Gli incentivi migliorano le condizioni dei mutuatari
Nonostante sia d’obbligo non dire gatto a meno di non averlo nel sacco, qualcosa pare davvero muoversi nell’economia italiana. Come lo si capisce? Dal fatto che negli ultimi anni sia molto cambiata l’età e la condizione lavorativa di chi chiede un mutuo casa.
L’ultima analisi di Facile.it e Mutui.it ha infatti evidenziato che, su 50 mila domande di finanziamento per l’acquisto di una prima o di una seconda casa, si è passati dal 77% di persone in possesso di un contratto a tempo indeterminato nel 2013 all’81% del 2017. Tra i mutui effettivamente concessi, invece, nello stesso periodo si è passati dall’81 all’87% di persone con contratto di lavoro non atipico. Allo stesso modo è calata la percentuale di domande da parte di lavoratori a tempo determinato (dal 3 al 2%) come anche di mutui effettivamente erogati (dal 2,4 all’1,9%).
In particolare, in questi quattro anni è aumentata in modo significativo la fetta di “under 30” a fare richiesta di mutuo, passata dal 3% del 2013 al 31% del 2017. Di questi, se nel 2013 ad avere un contratto a tempo indeterminato era il 77,55%, nel 2017 erano l’84,66%. Andamento simile per i mutui effettivamente erogati: dal 2% di under 30 nel 2013 (con il 70% di contratti a tempo indeterminato) al 12% nel 2017, di cui l’87,29% con contratto non atipico.
Il dato può essere letto sia nel senso di un generale miglioramento delle condizioni lavorative degli italiani, sia in quello di una naturale scrematura della clientela delle banche: a rivolgersi agli istituti di credito, in altre parole, sono sempre più persone che hanno maggiore probabilità di ottenere un prestito, dato che tra i parametri di valutazione delle domande da parte delle banche c’è senz’altro la sostenibilità della rata e una adeguata garanzia patrimoniale.
Un peso lo hanno avuto senz’altro le politiche economiche messe in atto dal Governo in questi anni, dal Jobs Act agli incentivi sull’acquisto dell’abitazione principale. Incentivi che continueranno anche con la Legge di Stabilità 2018. In particolare avremo anche per quest’anno il bonus prima casa, che permetterà anche nel 2018 agevolazioni fiscali sotto forma del pagamento di imposta di registro agevolata (al 2% invece che al 9%), Iva, dove prevista, al 4% invece che al 10%, e imposta ipotecaria e catastale forfetaria: 200 euro invece che fissata al 2 e all’1% del valore catastale, rispettivamente. Possono ottenere queste agevolazioni coloro che risiedano e svolgano le loro attività nel Comune dove l’immobile da acquistare si trova, pongano entro 18 mesi dall’acquisto la residenza in questo immobile, non debbano acquistare un immobile accatastato come villa o edificio di lusso, e siano anche proprietari di un altro immobile, purché lo vendano entro un anno dal nuovo acquisto.
Ulteriore agevolazione per il 2018 è il Fondo di garanzia prima casa, con cui lo Stato offre una garanzia massima del 50% (e di 250 mila euro) sulla quota capitale del mutuo acceso per acquistare la prima casa da vari soggetti, in particolare da coloro che necessitino di maggiore aiuto, come le famiglie monogenitoriali o i giovani con contratti di lavoro atipici.
Non è invece stata confermata la possibilità di detrarre l’Iva sulla prima casa dall’Irpef; tuttavia, è sempre possibile detrarre il 19% degli interessi passivi del mutuo prima casa per un massimo di 4 mila euro.
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