Crisi delle banche, mutui protetti

Turbolenze nel mondo del credito. Cosa succede se una banca fallisce? Che fine fa il mutuo? Vediamo insieme come non farsi prendere dall’ansia.

Prima la Silicon Valley Bank e poi, soprattutto, Credit Suisse hanno ceduto sotto i colpi della speculazione e della crisi finanziaria. Le operazioni salvataggio dei governi per contenere l'effetto contagio sono state anche irrituali, come nel caso di Credit Suisse, per cui, con una decisione senza precedenti, si è dato maggior peso agli interessi degli azionisti rispetto a quello degli obbligazionisti, minando la fiducia del sistema.

Le regole sul bail-in

In Italia con il decreto legislativo 180/2015 si sono recepite le regole europee per interventi mirati quando a essere in crisi non è un’impresa qualunque ma una banca (bail-in).

Il bail-in è un percorso per la risoluzione di una crisi della banca che vede coinvolti con diversi gradi di intervento e responsabilità, azionisti, obbligazionisti e correntisti. Esiste una soglia massima di deposito presso la banca che può risentire nell’ipotesi del fallimento ed è quella dei 100 mila euro; al di sotto di questa cifra sul conto si potrebbe restare in teoria tranquilli. Ma anche nel caso in cui si abbiano depositi oltre quella cifra e si è una persona fisica o una microimpresa, nell’elenco di chi è chiamato a rispondere, si dà la precedenza per riscuotere i crediti, prima alla banca e ai propri attivi.

Ma cosa segue un fallimento di una banca? Non tutto. Ci sono delle eccezioni alle regole del bail-in per cui non si applica ai titoli di Stato nazionali ed esteri, né ai titoli di emittenti sovranazionali quali ad esempio la BEI (Banca europea degli investimenti) o la BERS (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo). Anche i prodotti del risparmio postale (libretti di risparmio postale e i buoni postali fruttiferi) e i depositi su conto corrente Bancoposta non sono soggetti all’applicazione del bail-in.

Il bail-in prende invece di mira gli strumenti finanziari come ad esempio i titoli collocati o i certificati di deposito assimilati a strumenti finanziari.

Le regole per i depositi

Per depositi si intendono tutte le forme di raccolta del risparmio in cui la banca ha un obbligo di rimborso; sono depositi, ad esempio, le somme sul conto corrente, gli assegni circolari e gli altri titoli di credito ad essi assimilabili, i depositi vincolati (conti di deposito), i libretti di deposito o risparmio, i certificati di deposito che non hanno le caratteristiche di strumenti finanziari.

Le forme di raccolta del risparmio effettuate dalla banca con emissione di strumenti finanziari (ad esempio le obbligazioni) non sono depositi, anche se è previsto un obbligo di rimborso da parte della banca.

Come si calcola il limite dei 100 mila euro

Il limite dei 100.000 euro è calcolato sull’ammontare riferibile a ciascun singolo depositante per singola banca; in caso di un deposito cointestato il limite è calcolato con riferimento al singolo cointestatario e dunque la soglia sale a 200 mila euro in caso di conto cointestato.

Sono protetti per l’intero importo, e quindi oltre il limite dei 100.000 euro, i depositi di somme derivanti da determinati eventi elencati dalla legge (es. vendita di un immobile, divorzio, pensionamento, fine del rapporto di lavoro, invalidità, morte) qualora la liquidazione coatta o la risoluzione della banca sia avviata nei 9 mesi successivi al loro accredito.

Esiste un sistema di garanzia dei depositanti

In Italia operano il Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD) e, per le banche di credito cooperativo, il Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo (FGDCC), soggetti riconosciuti da Banca di Italia che intervengono come garanti. Ogni banca italiana aderisce a uno di questi sistemi e fornisce un’informativa specifica ai propri clienti sulle modalità di tutela dei depositi.

Il fondo protegge i risparmiatori in caso di fallimento accreditando entro 7 giorni dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta della banca. Nelle more dell’attuazione di uno di questi provvedimenti ci potrebbe essere il rischio di una perdita o temporanea indisponibilità di fondi mentre è in corso la liquidazione della banca e l’attivazione del fondo di garanzia.

Gli importi eccedenti questo limite non sono coperti e non vengono quindi rimborsati direttamente dal Fondo. In caso di fallimento, quindi, i clienti con conti correnti superiori ai 100.000 euro potrebbero subire delle perdite.

I numeri e gli interventi

Alla fine del 2022 la dotazione finanziaria delle banche aderenti al FITD (fondo tutela) valeva circa 3,3 miliardi di euro, corrispondenti allo 0,44% dei depositi protetti. La fotografia è contenuta nella relazione del Fondo che nei giorni scorsi ha tenuto l’assemblea. Nel 2024, sulla base delle stime contenute nel piano per gli esercizi successivi, la dotazione finanziaria dovrebbe raggiungere i 6 miliardi di euro, pari allo 0,8% dell’ammontare totale dei depositi protetti.

Dal 1987, anno della sua fondazione, il FITD è intervenuto a favore di 16 banche consorziate. L'impegno complessivo ammonta a 3.329 milioni di euro, di cui solo 77 milioni di euro per il rimborso ai depositanti. Circa 2.460 milioni di euro sono stati destinati per interventi preventivi (74% del totale).

Il mutuo è protetto (relativamente)

Il mutuo, come detto, è tra le forme di deposito che non dovrebbero essere attaccate in caso di risoluzione della banca. Solitamente subentra una banca che acquista i mutui in essere con le condizioni precedentemente stabilite. Per il mutuatario dunque cambia solo chi riceve i soldi del pagamento delle rate. Se ciò non dovesse accadere dovrà agire il tribunale a recupero dei crediti dei clienti. Il mutuatario dovrà rispettare il precedente piano di ammortamento e il debito non verrà annullato.

In un caso così si può sempre poi intraprendere la strada della rinegoziazione del mutuo o cambiare istituto chiedendo la surroga. Nel caso in cui il mutuatario è in difficoltà con il pagamento delle rate la nuova banca che subentra in quella fallita potrebbe svalutare quei crediti come inesigibili e potrebbe chiamare il mutuatario a ricontrattare un accordo per estinguere il debito.

4 April 2023 di

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