La rinegoziazione del mutuo non è sempre un vantaggio
31 mag 2011 | 2 min di lettura | Pubblicato da Franco C.

Potrebbero essere positive le notizie per quei consumatori che hanno acceso il mutuo a tasso variabile e che hanno intenzione di passare al fisso, ora che si torna a parlare degli aumenti possibili dei tassi Euribor. Ad aiutarli nell'impresa c'è il Decreto Sviluppo, che contempla per il mutuatario, a certe condizioni, il diritto a passare dal tasso variabile al fisso. Secondo il decreto, i risparmiatori che evidenziano secondo gli indicatori ISEE una situazione economica non superiore ai 30mila euro e che non siano in ritardo con i pagamenti, possono ottenere la rinegoziazione automatica fino al 31 dicembre 2012 se hanno sottoscritto un mutuo massimo di 150mila euro e a tasso variabile.
In questo caso, verrà applicato il tasso Irs a dieci anni o quello legato al mutuo residuo maggiorato dallo spread che viene praticato in origine sull’Euribor. Tutto bene, una volta tanto? Non proprio. Sono le due associazioni di tutela dei consumatori, Adusbef e Federconsumatori a far scattare l'allarme. In un comunicato congiunto scrivono infatti che “rinegoziare oggi un mutuo chiedendo la surroga è operazione di dubbia convenienza” visto che “i tassi applicati a quelli variabili sono di certo più bassi rispetto a quelli dei prestiti a tasso fisso”. Quella della convenienza a cambiare modello di mutuo non è cosa da poco: anche se le rate del mutuo a tasso variabile sono destinate a crescere coi prossimi rialzi dell’Euribor, in questo momento l’Irs è più elevato. Pertanto, il mutuatario che richiede la rinegoziazione dovrà sapere che nei primi anni dovrà pagare una rata più alta rispetto a quella attuale.
Altri dubbi poi sorgono a ben guardare la situazione: le banche, per esempio, una volta attuata la rinegoziazione del mutuo effettueranno l'operazione a costo zero? Oppure, come sembra probabile, chiameranno il mutuatario a pagare un importo per coprire spese o commissioni da loro stesse applicate? A questo punto, sembra abbiano ragione Adusbef e Federconsumatori quando, sempre nel loro comunicato, dichiarano che, secondo loro, chiedere di passare dal tasso variabile al fisso “equivale a fare un regalo alle banche”. Regalo immotivato, dicono le associazioni, visto che le banche “non si sono fatte sfuggire l’occasione di speculare sul tasso variabile aumentando lo spread”, cioè aumentando il loro margine di guadagno al diminuire dei tassi variabili”.
di Franco Canevesio
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