Le scelte di investimento degli italiani
Pubblicato il 31 August 2016
Si intitola “Tassi bassi e volatilità, si ritorna al mattone” l'edizione 2016 dell’indagine curata da Intesa Sanpaolo e dal Centro Einaudi, concentrata quest'anno sulle scelte d'investimento delle famiglie italiane con questi tassi d'interesse, bassi se non nulli. Il quadro che ne viene fuori è quello di un'Italia nella quale il mattone, cioè l'investimento in immobili, e la liquidità vincono su qualsiasi altro tipo d'investimento. Il 49% dei possessori di conto corrente bancario o postale, infatti, opta per un investimento in mattone, il 32% si schiera per la liquidità, il 33% sceglie il mercato obbligazionario, il 24% la Borsa e il 19% l'oro.
Meglio acquistare casa per sé. Più in dettaglio, il 32% degli italiani si dichiara a favore della liquidità, nella convinzione che questi tassi rasoterra (mai così bassi dal 1959) prima o poi si rialzeranno, mentre il 49% sta dalla parte degli immobili. Di questo quasi 50%, il 29% considera il miglior investimento immobiliare l’acquisto di una casa per sé (anche con l'accensione di un mutuo prima casa) come un bene da godere e magari da lasciare ai figli. Il 20%, invece, valuta l’acquisto della seconda casa da mettere a reddito, per esempio, dandola in affitto. I primi sono mossi dall'intenzione di non perdere e di non guadagnare denaro con investimenti considerati più rischiosi: i tassi a zero, prima o poi finiranno, pensano, e quello potrebbe essere il momento giusto per riprendere a investire. Chi invece vuole mettere a reddito l'acquiusto immobilliare, spiega la ricerca, è spinto non soltanto da variabili economiche ma anche da bisogni irrisolti o, più semplicemente, da un'ambizione personale: quella di una casa migliore rispetto a quella che si possiede. A differenziare le due categorie, sempre secondo la ricerca di Intesa San paolo e Centro Einaudi, sono il reddito e i risparmi accantonati, in genere superiori a un anno di redditi netti.
La difficoltà di affittare. Le case, tornata al centro dei desideri dei piccoli investitori stante l'attuale deflazione, sono, secondo la Ricerca del Centro Einaudi, non soltanto quelle che possono essere abitate ma anche quelle che si possono dare in affitto. Gli investitori che si dichiarano propensi a comprare una casa da affittare, ossia il 20% dei possessori di conto corrente, risulta inferiore alla percentuale di quelli propensi a comprare la casa da abitare (che sono il 29%) ma rappresentano comunque un quinto del campione e sono ben di più rispetto, per esempio, agli attuali possessori di obbligazioni. Gli ostacoli che si frappongono alla messa in pratica dell'idea di affittare la casa acquistata, secondo la ricerca, sono soprattutto la ricerca di inquilini affidabili e la questione fiscale: le case da dare in locazione sono in genere seconde case, con tutto quello che di fiscale la dicitura seconda casa comporta, dal'imposta di registro, all'Imu, alla non deducibilità delle spese di ristrutturazione.
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Il profilo dell'autore
Franco Canevesio Franco Canevesio, genovese, è giornalista professionista specializzato in economia e Borsa.
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